Ad could not be loaded.

Wed 21.06 2017

La Dieta Grassa - Fat Fat Fat Festival Preview

Where

Städlin
Via Antonio Pacinotti 83, 00146 Roma

When

Wednesday 21 June 2017
H 18:00 - 22:00

How much

free

Contacts

Sito web

Non so voi, ma quando vedo una line up di un festival che mi aggrada parecchio utilizzo l’aggettivo “cicciotta” per qualificarla, esprimendo contentezza e soddisfazione. Ora, non so se questo sia stato al 100% il motivo per cui i ragazzi di Harmonized abbiamo deciso di chiamare il proprio festival Fat Fat Fat, ma devo dire che calza a pennello, sin dalla prima edizione del 2016. La seconda, in programma questo agosto, non tradisce le aspettative e sul piatto della bilancia fa sentire tutto il peso di numeri uno quali: Omar S, Yussef Kamaal, Fatima & The Eglo Band, Moodymann, Nightmares on Wax o Funkineven. Suoni black a 360°, dal jazz al soul, dalla house alla techno. La Dieta Grassa di mercoledì sarà una delle preview che il festival ha organizzato in giro per l’Italia, per scaldare i motori e iniziare a incamerare grassi. Anche letteralmente, perché una parte dell’evento sarà costituita dalla rivisitazione di alcune piatti marchigiani da parte dello chef di Städlin, Valerio, mentre ai piatti ci saranno Claudio Fabrianesi e l’Harmonized SoundSystem. E se questa accoppiata cibo musica vi sembra vincente, aspettate di vedere i truck che vi accoglieranno nelle Marche durante i tre giorni del festival…

NICOLA GERUNDINO

Per arrivare ancora più preparati (e affamati) al Fat Fat Fat Festival e alla preview di mercoledì 21 giugno da Städlin, abbiamo deciso di intervistare uno dei fondatori di Harmonized e del festival: Sergio. A fine intervista scommettiamo il nostro euro che sarete già su Maps e sgamare i b&b della zona per trovare un posto letto durante i giorni del festival.

ZERO: Iniziamo dalle presentazioni.
Sergio Marchionni: Sergio Marchionni, 20/02/1986. Direttore artistico e di produzione di Fat Fat Fat Festival.

Fatte le presentazioni personali, cominciamo con quelle del festival: come, quando e perchè nasce il Fat Fat Fat?
Il FFFF nasce nel 2016, da una scommessa… Assolutamente vero. Cercando di essere brevi: nell’aprile 2016 abbiamo bookato un artista – che poi, ovviamente, ha presenziato al FFFF 2016 – e ci siamo messi in cerca di una venue estiva per mettere in piedi l’evento. Trovato il posto (la Grancia di Sarrocciano) e fatti due conti, abbiamo capito che ci conveniva provare a organizzare un evento su due giorni per spalmare i costi di produzione e di gestione. Eravamo comunque un po’ – anche più di un po’ – titubanti. Poi abbiamo letteralmente scommesso tra di noi che avremmo prodotto questa cosa solo se avessimo trovato il nome giusto da affiancare, come headliner, a quello già sotto contratto. Ricevuta la conferma (insperata, davvero!), la scommessa si è trasformata in sfida e tutto è evoluto in maniera naturale quanto veloce. Quelli che oggi sono i fondamenti del FFFF ci sono sembrati giusti, logici e funzionanti fin da subitissimo. In realtà, avevamo già da un po’ di tempo in mente di fare un festival e i nomi da coinvolgere… E forse avremmo provato lo stesso ad organizzarlo, prima o poi. In ogni caso, il fattore scatenante è stato un piccolo atto di incoscienza e un po’ di gusto per il rischio. O, almeno, ci piace pensare così.

Fat Fat Fat, edizione 2016.
Fat Fat Fat, edizione 2016.

Di solito intorno a un festival c’è un movimento, una scena locale che mantiene fertile il terreno tutto l’anno. Qual è la scena dietro al Fat Fat Fat, cosa succede nelle Marche che noi del versante tirrenico non sappiamo?
FFFF e Harmonized sono parte della stessa famiglia: stessa organizzazione, stesso team di produzione. Stesse persone che da cinque anni – Harmonized è nato nel 2012 – cercando di propagandare una certa “idea musicale”.
Per quanto le due esperienze lavorative possano essere differenti, coesistono bene. Più in generale, per la scena regionale questo sembra essere un buon periodo. Nascono di continuo nuove situazioni e nuovi eventi: la concorrenza aumenta, ma questo può anche essere un bene. Noi cerchiamo di monitorare sempre tutto, per provare a capire quali possono essere le mosse da fare sul territorio, sperando di essere un po’ in anticipo sugli altri. È un lavoro faticoso, ma il confronto, se costruttivo, è sempre un potentissimo metodo di miglioramento. Tralasciando quelle situazioni che nascono per sfizio di qualche improvvisato – e che, grazie a Dio, muoiono con una velocità sempre crescente – nelle Marche esistono festival e manifestazioni (jazz, lirica, indie, classica e tanto altro) davvero stupende! E alcune sono arrivate anche molto prima del FFFF e di Harmonized.

I suoni del FFF sono da sempre una vostra prerogativa o sono una passione più recente?
Il progetto Harmonized nacque con uno stile musicale totalmente differente. Il percorso sonoro che abbiamo fatto negli anni, andando anche a modificare e affinare i nostri gusti personali, ci ha condotto a ciò che il festival oggi propone. La nostra idea su questo è abbastanza chiara: il FFFF è legato indissolubilmente al mondo della black music. Poi, gli stili, i sottogeneri e le contaminazioni sono davvero innumerevoli, e magari in futuro ci potremo discostare un po’ di più da quello che è il mondo del dancefloor. Chissà…

Soichi Terada al Fat Fat Fat 2016.
Soichi Terada al Fat Fat Fat 2016.

In generale, house, deep, r’n’b e funk stanno conoscendo una nuova fortuna qui in Italia – ma anche all’estero è così – temi che sia un trend passeggero o si potrà creare un nuovo zoccolo duro, saldo, ad esempio, come quello che gravita attorno ai suoni techno?
Lo zoccolo duro c’è sempre stato. Come per la scena techno, anche nell’house e nel funk sono sempre esistiti gli appassionati veri. Le mode (cicliche, mutevoli e passeggere per definizione) aiutano ad aumentare l’attenzione verso un determinato (sotto)genere musicale e, potenzialmente, il numero degli interessati. Sta agli operatori cercare di fissare alcuni punti cardine, costruire una base di lavoro solida che non crolli con l’arrivo di un nuova tendenza. Questo, purtroppo, non sempre accade. Il FFFF propone sonorità provenienti da una scena che negli ultimi anni sta tornando, senza dubbio alcuno, in maniera molto forte. Ma non crediamo si tratti solo di cavalcare un’onda. Colta magari “l’occasione” iniziale, ci stiamo impegnando ogni giorno nel creare qualcosa che possa durare nel tempo: un’esperienza (non solo) musicale che travalichi le tendenze del momento.

Torniamo a parlare del festival, com’è andata l’edizione dello scorso anno? Qual è stata la difficoltà maggiore e quale il momento di maggiore soddisfazione?
L’edizione dello scorso anno è andata bene! Le incognite iniziali erano molte ma i feedback post festival sono stati davvero molto positivi. La prima edizione ha portato con sé le classiche difficoltà legate all’inesperienza sul campo: gestire un club e costruire un festival da zero non è proprio la stessa cosa. Ma la risposta del pubblico – e per la musica e per l’organizzazione – e i complimenti degli artisti coinvolti – quelli di Theo Parrish sono di quelli che non ti dimentichi facilmente – sono stati una gran bella soddisfazione!

Theo Parrish al Fat Fat Fat 2016.
Theo Parrish al Fat Fat Fat 2016.

Ci racconti anche qualche episodio divertente?
Probabilmente, l’unica cosa che può competere con le ciabattine da hotel di Francis Inferno Orchestra è il selfie che Motor City Drum Ensemble si è fatto, con tanto di panino in primo piano, col responsabile della griglia del back stage. Sì, nel back stage del FFFF c’è una griglia, sempre accesa e funzionante.

Cosa ci sarà di nuovo in questa edizione?
La più grande novità della seconda edizione è il venerdì. Un giorno in più rispetto all’anno scorso, in una venue differente: Piazza Vittorio Emanuele II a Morrovalle. Una serata dedicata alle performance live – che per motivi di palco alla Grancia non possiamo ancora proporre – con Yussef Kamaal e Fatima & The Eglo Live Band. La struttura del sabato e della domenica è pressoché invariata rispetto al 2016. Ma il Giardino della Sgugola, quest’anno, avrà il suo piccolo stage con sonorità più orientate all’ascolto che al ballo. A Dom Servini, Nu Guinea, Native, Dj Hendrix, Raffaele Costantino, Mononome, Dj Iommi, Abstract, Franco B e Discodella è affidata la selezione. Aspettatevi davvero di tutto.

Mi incuriosisce sempre il rapporto con le location? Ci puoi raccontare le due venue di quest’anno e come le avete “scovate”?
Anche quest’anno, la parte principale del festival (sabato e domenica) si svolge alla Grancia di Sarrocciano, Corridonia: un casolare in aperta campagna di origine medievale e ricostruito intorno al 1500. È stato per tutti noi un po’ il luogo in cui, da bambini, andavamo a gustarci le feste paesane. Oggi la struttura è proprietà privata. Pubblica, ovviamente, è invece la piazza di Morrovalle. In entrambi i casi, idee chiare – supportate da un buon team di professionisti – aiutano a mantenere un buon rapporto con le istituzioni e a far correre tutto verso una soluzione positiva, senza troppi intoppi.

Ci dite quali sono gli act che aspettate di vedere e ballare con maggiore trepidazione? Quelli che consigliate di non perdere assolutamente.
È davvero difficile scegliere da una lista che ha già visto una scrematura a monte, in fase di organizzazione della line up. Siamo davvero felici di tutti gli artisti coinvolti e non vediamo l’ora di poter lavorare con ognuno di loro. Magari tutti conoscono Moodymann, Omar S, Nightmares On Wax – che si esibirà in un orario a dir poco perfetto per le caratteristiche ambientali della venue, non perdetevelo per nulla al Mondo! – e Yussef Kamaal – anche dopo la scissione rimane un collettivo favoloso – quindi proviamo a porre l’accento su alcuni degli act forse “meno noti”: Nu Guinea, Stump Valley, Dom Servini – boss della Wah Wah 45s, non proprio l’ultimo arrivato… – e Mononome, al suo debutto in Italia. Non possiamo però non ricordarvi che Tama Sumo e Volcov suoneranno in b2b per la prima volta in assoluto!

Fat Fat Fat, edizione 2016.
Fat Fat Fat, edizione 2016.

Che cos’è La Dieta Grassa, come quella che proporrete mercoledì da Städlin?
Tecnicamente è una preview, per quanto questo termine ci piaccia poco. Per noi è più il tentativo di “esportare” un po’ dell’atmosfera del FFFF. Per questo la proposta musicale è affidata ad artisti assolutamente in linea con quella del festival e in ogni evento cerchiamo di proporre cibo nostrano. Mercoledì sarà una figata: selezione musicale di Claudio Fabrianesi e alcuni piatti marchigiani rivisitati dallo chef di Städlin, che volete di più?

Ci date qualche dritta su cosa fare di giorno? Qualche ristorante buono nei pressi del festival dove andare a mangiare e qualche paese o spiaggia dove rilassarsi?
Sarà scontato, ma nelle Marche si mangia bene praticamente ovunque. Nell’entroterra maceratese la scelta è infinita: dal negozietto – o meglio ancora furgoncino – che sforna il super panino con qualche specialità locale –
rigorosamente tagliata spessa, molto spessa – al ristorante di gran ricerca, passando per le cantine, potete trovare davvero di tutto. Una menzione speciale però va, di cuore, al ristorante dell’Hotel San Crispino, a pochi centinaia di metri dalla Grancia di Sarrocciano. Un salto indietro di qualche anno, un’esperienza ai limiti del misticismo post mezzadrile. L’anno scorso, durante il pranzo del secondo giorno del festival, il suo proprietario forgiò la frase “digei se ci sei premi plei”. Non possiamo non essere affezionati! Ovviamente, la nostra terra non è solo (buon) cibo. Nella zona del festival, una delle cose più interessanti da visitare è la Chiesa di San Claudio al Chienti che, per alcuni studiosi, potrebbe identificarsi come la vera Aquisgrana – la capitale del Sacro Romano Impero. Le teorie a supporto della tesi non sono proprio campate per aria… Quindi sì, Carlo Magno potrebbe aver vissuto nelle Marche! Le spiagge più belle le trovate al Monte Conero, distanza dalla zona del festival: 40 minuti circa. Questo vuol dire una sola cosa: prendetevi qualche giorno di ferie e passatelo nelle Marche. Tanta buona musica, ottimo cibo e poi – dopo il FFFF – un gran bel mare!

San Claudio al Chienti.
San Claudio al Chienti.
Ultime domande: impossibile non chiedere da dove provenga il nome Fat Fat Fat.

Fat Fat Fat era, in origine, il nome dell’associazione dalla quale è nato il progetto Harmonized. Una volta decisi ad affrontare la sfida “festival”, ci è venuto naturale usare lo stesso nome. In maniera anche un po’ goliardica, rende perfettamente l’idea di quel che vogliamo provare a trasmettere attraverso l’esperienza del FFFF.

Con questo nome abbiamo grandi aspettative sull’area food del festival: chi se ne occupa? Cosa ci farete mangiare?
Collaboriamo con diverse aziende locali, presenti al festival con i loro truck. Discutiamo i menù insieme e dettiamo le regole base di una buona convivenza tra concorrenti, ma lasciamo a loro tutte le altre incombenze. Sono tutte piccole imprese, utilizzano solo prodotti della nostra terra e propongono piatti della trazione regionale, spesso rivisitati. Panino col coniglio in porchetta e pomodori e gelato al gusto di vino cotto sono due delle cose che più ci hanno entusiasmato l’anno scorso. I menù 2017 sono ancora in fase di studio, ma tranquilli: sarà tutto gustoso e strictly local.

Quali sono i tuoi piatti preferiti?
Vincisgrassi (quelli della nonna, con tanto sugo), ciauscolo, olive all’ascolana. E Varnelli. A furor di popolo.
17861911_1664670416878194_242131774530351598_n

17903764_1664670550211514_548929607293246987_n

17903645_1664670683544834_8644182901695226104_n

Written by Nicola Gerundino