Per decenni il Forte Prenestino è stato sinonimo di Centocelle. Anzi, per tanti che vivevano e vedevano la città da fuori, il Forte Prenestino è stato sinonimo di tutta Roma. Il libro di grammatica su cui intere generazioni hanno studiato e imparato a fare e comunicare: politica come (contro)cultura. Nell’ultimo lustro, invece, la sovrapposizione si è fatta un po’ meno totalizzante. Intendiamoci, quando si muove il Forte si muove ancora mezza Roma, a cominciare da chi ha la fortuna di poterci arrivare a piedi o in bici, però il numero di persone che si sono ritrovate in zona per un boccone o per passare la serata al bacone è cresciuto enormemente. Mazzo ha iniziato ad affinare i palati e a richiamarne gente dal resto della città come dall’estero, gli spritz dell’Ombralonga hanno reso palese come passare una serata a bere nel reticolato floreale di Centocelle valesse lo spostarsi nelle piazze di Trastevere o nell’Isola Pedonale del Pigneto. E così, un quartiere cresciuto con i racconti epici di spostamenti dai tempi biblici su mezzi pubblici, affollati da personaggi altrettanto leggendari, ha trovato la chiave di volta di una nuova “sedentarietà” a misura d’uomo. Il paese nella città che finalmente diventa tale anche nelle ore post lavorative dedicate allo svago. Completamente dimenticati gli anni di militanza? Nient’affatto, tant’è che l’altra cifra di Centocelle è la sua vasta rete di spazi, associazioni e assemblee che a mollare la presa sul territorio non ci pensano nemmeno, basti pensare alla fermento solidale nato dagli episodi di danneggiamento delittuoso subiti da realtà riconosciute e apprezzate come La Pecora Elettrica o il bistrot Baraka. Centocelle è grande e passeggiare in tutte le sue pieghe è un lungo viaggio. Servirà a smaltire calorie, ché le tappe di rifornimento non mancano di certo.