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Edicola Radetzky

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Edicola Radetzky Viale Gorizia,
Milano

Sembra essere ritornata in voga l’idea della grande Milano che traina l’Italia. Recentemente cronisti di ogni parrocchia non possono fare a meno che precisarlo. “Non è solo l’Expo il volano”!! Porta Nuova! Il bosco verticale! La torre Isozaki! Tra i motivi che dovrebbero convincere tutta l’Italia, o forse anche il mondo intero, a migrare in massa in questa nuova terra promessa, non poteva mancare il pezzo forte… La nuova Darsena!! La nuova Darsena? Tutto il mondo dovrebbe invidiarci quei fantastici mattoni e quel “mercato” color… Inspiegabile? Prendersi gioco della Darsena è come sparare sulla croce rossa. Tralasciando per un attimo il mio inutile sarcasmo, è indiscusso il successo dell’operazione e il piacere che si prova a passare del tempo nuovamente a contatto con l’acqua che la perversa e violenta “modernità” ha espulso da Milano negli anni 30. Però, se tralasciamo per un attimo uno spazio venduto agli sponsor, fiumi di ubriachi che rischiano di affogare, l’egemonia della Vodafone, il mal gusto architettonico, Sky, la notte delle lanterne, Lancia Y ingoiate da polipi giganti di cartapesta, la continua sorveglianza, l’enorme muro grigio e tutto il male che volete riversare sulla Darsena, troviamo qualcosa di significativo?
Mi ha stupito la recente riapertura della vecchia edicola Radetzky, che risulterà quasi invisibile tra un banner pubblicitario e l’altro. È stata affidata dal Comune di Milano e dal Consiglio di Zona 6 a Città Ideale, che con la collaborazione di Dimora Artica ci salverà dai pittori del Naviglio Grande e le loro botteghe da artista della domenica. Il piccolo spazio rivela apertamente il suo interno proiettandosi sulla strada. È stata riaperta con una sorta di restauro partecipato alla luce del giorno diretto da Andrea Balestrero. Potete trovare nel weekend artisti armati di attrezzi da restauro e concentrati sul loro piccolo gioiello che per tantissimi anni abbiamo visto chiuso. Piccoli gesti che fanno sperare e ricordare che basta davvero poco per prendersi cura dell’habitat in cui tutti i giorni ci muoviamo, la città. Non è necessario per forza violentarla a suon di grandi gesti autoritari. Speriamo ci facciano perdere di vista la vendita della città e dello spazio pubblico, in cambio di qualche panchina e un po’ d’acqua.

LUCA MARULLO