La sensazione di sentirmi a casa l’ho avvertita quasi fin da subito in questo locale. Certo, il quartiere in cui sto si presta a viverlo così, andando al mercato del sabato mattina e poi fermandosi per un bianco frizzantino prima di pranzo. La mia mecca dell’aperitivo del weekend è La Cantinetta, il vero bar/trattoria del quartiere, gestito rigorosamente da una famiglia local anche se con l’impeccabile aiuto di quelli che dovremmo aiutare a casa loro.
Lì ci puoi trovare un carosello di persone di ogni estrazione sociale, di ogni età, con storie una diversa dall’altra. Di giorno ci stanno le giovani famiglie del quartiere, fino quasi all’orario di cena, grazie anche alla vicinanza del locale con i giochi per i più piccoli, e ci restano i giovani fino a una certa, anche se alle 22 circa tutti “föra di ball”.
I drink sono buoni, certo non stiamo parlando dell’Enoteca Pinchiorri, ma il picco massimo del piacere si raggiunge con i piccoli piatti che arrivano al tavolo: crostini farciti di affettato vario di dubbia provenienza che Luca, l’oste caciarone, propina ai suoi commensali senza sosta.
È tutto questo mix galleggiante tra il serio e il faceto che fa de La Cantinetta un posto a sé, un locale con una propria identità e con l’animo in fondo gentile.