C’era una volta una latteria un po’ trascurata da un proprietario di pochi sorrisi e zero fantasia. Poi arrivò una cicala piena di vita che, capita la potenzialità del luogo, ne acquistò la licenza e come prima cosa trasformò il deposito sul retro in una piccola cucina, senza sacrificare il bellissimo frigorifero anni Cinquanta o la ghiacciaia a bauletto di cent’anni fa. Anna, che fa Cicala di cognome, capì che l’unico modo per rilanciare la latteria era quello di cucinare cibi il più semplici e naturali possibile, puntando sulle materie prime e tenendo i prezzi bassi. La gente del quartiere cominciò a entrare attirata dal profumo del pane – fatto col lievito madre della famiglia di Anna che si tramanda da tre generazioni: da solo vale una gita alla Cicala -, delle torte e dei biscotti preparati con la farina integrale o di riso. E finì con l’apprezzare anche le verdure di stagione proposte in mille varianti e i piatti del giorno, oltre a un’atmosfera di condivisione che rende la latteria un luogo unico. Fine della storia.