Camminare per Brera riempie il cuore, rilassa lo spirito e se è ora di pranzo apre anche lo stomaco, soprattutto se sai che ti aspetta un’esperienza in puro stile giapponese da Sushi-B. La giornata è perfetta, il sole bacia tutti e alza le temperature. Dall’ombreggiato giardino verticale di questo moderno ristorante (dicono sia il più grande su parete di Milano) non possiamo che iniziare a pregustare quello che ci attenderà, perché gli ingredienti sembrano esserci tutti.
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Di proprietà nipponica – eh sì esistono davvero giapponesi che aprono locali giapponesi – il Sushi-B ha un’atmosfera elegante, ricercata, che però mette a proprio agio. Attraverso l’ampio spazio esterno che si affaccia su via dei Fiori Chiari dominato dalla postazione del bar, si arriva all’interno del locale che ricorda i migliori sushi bar d’oltreoceano: luce soffusa, arredi di classe dalle forme sinuose e geometriche come i più innovativi interni giapponesi.

La più bella scoperta la faccio al piano inferiore, con un bancone in legno massiccio dove poter mangiare e assistere alla preparazione delle portate. Perché non dimentichiamoci che la vera esperienza del Sol Levante è a contatto diretto con chi il sushi te lo prepara, pezzo per pezzo, davanti ai proprio occhi. Mi dicono che qui i cocktail sono pazzeschi e già dalla drink list si capisce l’ottimo lavoro che c’è dietro. Alessandro Avilla, già barman del Dry e fresco della finale Diageo Reserve World Class 2016, la competizione internazionale dedicata all’arte della mixology, mi spiega l’ispirazione della carta. Due sezione: East Inspiration con cocktail realizzati con sapori e prodotti giapponesi e West Inspiration per drink più occidentali.
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Sono curiosa e assetata, li proverei tutti ma non voglio fare la solita figura dell’ubriacona. Milano – Tokyo mi sembra perfetto per iniziare e in effetti rimango compiaciuta della mia scelta: un viaggio sull’asse Campari – Sake che è a dir poco sublime. Se la batte con il Caosmopolitan, un’affumicata rivisitazione del più noto drink americano che già dalla preparazione è uno spettacolo. Per chi vuole andare sul leggero il barman propone uno Shinkansen con Jinzu Gin, Junmai Ginjo, limone, acqua di lemongrass, agave e shizo. Il mio spirito da sommelier in erba mi porta a leggere ovviamante tutta la wine list: un’ampia carta con ottime selezioni che si fanno pagare.
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Conosciamo lo Chef che ci spiega cosa mangeremo oggi, e capisco perché è proverbiale la cortesia e le buone maniere dei giapponesi. Niimori Nobuya ha lavorato con le più grandi cucine italiane, da La Madonnina del Pescatore al Dolce Stil Novo alla Venaria Reale di Torino: uno che ne sa in poche parole. Il nostro business lunch sarà composta dal tradizionale Bento Box, ma scordatevi ciò a cui di soliti si è abituati nei classici All You Can Eat. Tartare di ricciola, pollo in salsa teppanyaki, tempura Ebi, 3 pezzi di sushi, 4 pezzi di uramaki serviti con salsa di soia al quale si può aggiungere scaglie di sale Maldon, polvere di tè verde matcha o il classico wasabi e zenzero.
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Passiamo subito all’inguilla glassata su riso: un signature dish dello Chef e ci perdiamo in discorsi sulla sua sfilettatura. Anche quella un’arte. Sarà che il Milano – Tokyo apre lo stomaco, un po’ come la passeggiata in Brera, sarà che tutto è veramente buonissimo, che spazzoliamo il pranzo in un attimo. Anche i dolci non vengono trascurati e la cura nella selezione del personale si vede anche dalla scelta del suo pasticcere: Bruno Manganaro, pedigree in cui si annoverano Park Hyatt, Trussardi alla Scala e Grand Hotel Et de Milan. Dessert con incursioni nipponiche, manco a dirlo, come gelato al tè matcha e riso soffiato e le deliziose mini eclair finali.

Credo che tocchi tornare al Sushi-B anche a cena dove si può scegliere tra i due menu degustazione proposti dallo Chef: tradizionale e creativo detti Omakase, da 6 e 8 portate, senza considerare gli speciali come lo capesante americane alla plancia, il roll king crab si salmone selvatico, le ostriche selezione oro. Per una cena in media si spende sui 60/70 euro ma basta non spendere soldi a caso con il “sushino” del venerdì per godersi un’ottima esperienza gastronomica. E se siete d’accordo con me da domani si prendono le firme per sottoscrivere il “Manifesto d’antagonismo all’All You Can Eat”.
Martina Di Iorio