BAAB, Basement Art Assembly Biennial. Dietro quella che può sembrare una scherzosa costruzione linguistica palindroma, in realtà si cela qualcosa di più profondo e interessante e che va direttamente ai concetti fondamentali di questa nuova realtà che farà il suo esordio il prossimo settembre nel panorama contemporaneo romano. La sigla BAAB infatti si può leggere da entrambe i lati, ottenendo sempre lo stesso risultato: un nome che può essere attraversato da destra e da sinistra, che può essere luogo di incontro (e anche scontro) che non indica una direzione, ma si pone come terreno per una crescita organica, che può anche essere “disordinata”, proprio come quella naturale.
Questa Biennale è stata immediatamente concepita come atipica dai suoi ideatori e fondatori, Ilaria Marotta e Andrea Baccin, già direttori fondatori di CURA.. Non un catalogo, non un casellario, non una protfolio tematico, ma uno “spazio ideale dai confini aperti”, un luogo dove far crescere la libertà e nuovi modi di vivere insieme. La BAAB “è un luogo di nuove assemblee. È un modo per immaginare futuri alternativi”. Assemblea quindi come condivisione, dibattito, scambio, senso comune: un atto politico volto a rendere visibile, evidenziare, manifestare.
D’altra parte è la stessa natura non convenzionale del basement in generale – e di Basement Roma in particolare – a prestarsi a uno sviluppo aperto, quasi rizomatico, come sottolinea Anthony Huberman: ““La maggior parte dei basement non sono per le persone. Sono per le lavatrici, le auto, il vino o le caldaie. Se le cucine sono per cucinare, le sale da pranzo per cenare e le camere da letto per dormire, i seminterrati tendono a non essere definiti: sono semplicemente sotterranei. Sono fuori dalla vista e aperti all’interpretazione. Quando le persone vi si recano, sono libere di fare qualsiasi cosa”.
L’Issue 00 della Basement Art Assembly Biennial prenderà il via il 10 settembre per terminare il 6 novembre: due mesi in cui una mostra e un public program cresceranno in maniera spontanea come una pianta, prendendosi la libertà di esplorare percorsi e direzioni inaspettate. Emblematica in questo senso, è l’esperienza del Times Bar di Berlino, che sarà riproposto proprio all’interno della Biennale: un progetto iniziato tra il 2011 e il 2014 da due artisti della Cooper Union University di New York, Calla Henkel e Max Pitegoff, che da piccolo locale su strada è diventato un luogo di aggregazione di un’intera comunità di artisti, che ogni sera si riuniva lì spontaneamente.
Oltre alla mostra – a cui parteciperanno Davide Balula, James Bantone, Cecilia Bengolea, Hannah Black, Danielle Brathwaite-Shirley, Vittorio Brodmann, Claudia Comte, Jeremy Deller, Gina Fischli, Gina Folly, Aziz Hazara, Calla Henkel/ Max Pitegoff, Carsten Höller, Karl Holmqvist, David Horvitz, Than Hussein Clark, Mark Leckey, Lily McMenamy, Nyala Moon, Valentin Noujaïm, Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo), Michele Rizzo, Selma Selman, Tobias Spichtig, Nora Turato, Women’s History Museum (Mattie Barringe/Amanda McGowan) – la BAAB sarà arricchita anche da un programma di letture, talk, performance e proiezioni, pensato per coinvolgere la scena artistica locale e internazionale, a cui parteciperanno, tra i tanti, DIS, Crack Reading Club, Invernomuto, cui si aggiungeranno dei mixtape musicali commissionati per l’occasione e curati da Ruggero Pietromarchi, mentre il performing program sarà co-curato con Ilaria Mancia. Infine, a supporto di BAAB Issue 00 ci sarà un Advisory Board internazionale composto da Nicolas Bourriaud, Jean-Max Colard, Simon Denny, Anthony Huberman, Lumi Tan. Se vi state chiedendo se ci sarà da bere, la risposta è sì: tutti gli eventi in programma saranno supportati dai drink di Fischio.