Ci sono dei momenti così importanti a cui non puoi non essere presente. Al tuo battesimo ci devi andare, non puoi delegare e non basta la presenza di tua madre. Al tuo matrimonio devi esserci, il tuo amico testimone non si prenderà la briga di sposare la donna che tu hai scelto come moglie. Purtroppo pure al tuo funerale, a meno che tu non sia 007.
Stessa principio vale per la musica. Ci sono dei concerti a cui non puoi mancare. Per non dimenticare, Zero ti consiglia i live e i dj set da non perdere al ROBOT Festival 2019.
1. Corgiat – live
In seguito della sua vittoria allo JägerMusic Lab svolto a Berlino, Corgiat ha il futuro segnato. Il piemontese ha ricevuto una formazione musicale molto intensa: tra il corso accademico di musica elettronica presso il Conservatorio G. Verdi di Torino alle lezioni di pianoforte classico e jazz, fino al corso di Electronic Music Production Advanced presso il SAE Institute di Milano. Poi ha avuto diverse esperienze live in cui ha sperimentato la dimensione della performance audio/video. (venerdì 25 ottobre, h 22—23 – Ex GAM/Sala Main)
2. Red Axes – dj set
La loro musica è come un roof top party al tramonto, un’ora di surf alle luci dell’alba, lo stile Bauhaus, o uno shot di arak (il tipico distillato mediorentale). Il loro è il sound delle atmosfere di una città che non dorme mai: Tel Aviv. È proprio in questa città dallo spirito libero e dalle mille contraddizioni, che i progetti musicali di due amici della periferia israeliana – Niv Arzi and Dori Sadovnik – diventano realtà. (venerdì 25 ottobre, h 00—02 – Ex GAM/Sala Main)
3. John Talabot – dj set
Maestro della manipolazione emotiva, John Talabot è uno di quelli capaci di trascinare melodie morbide e tristi e trasformarle in un ricordo di mezza beatitudine. Sa quando far entrare, di nascosto, acuti frammenti vocali e spingere il tempo per rinfrescare la situazione. Ogni pezzo è come una sequenza di immagini che scorrono alla velocità di 120 bpm, soglia minima per danzare.I suoi bassi profondi ci fanno immergere in una dimensione synth-cosmica rigogliosa e verde tropicale, ma è un attimo per scoprire suoni esuberanti un po’ disco, un po’ metallici, un po’ neon 80. (venerdì 25 ottobre, h 02—end – Ex GAM/Sala Main)
4. Leon Vynehall – dj set
Producer inglese che anche se scrive ribaltando le lettere sottosopra non è un satanista, ma un carismatico dell’house che spazia dal funk più d’annata all’house garage più spinta. Uno che ti vizia come se fossi in un 5 stelle lusso. Leon già dopo il suo primo album “Music For The Uninvited” del 2014 aveva tolto ogni dubbio a chi probabilmente non era stato ancora ammaliato dal suo suono deep. Lui che ha nutrito la sua voglia di conoscenza musicale fra i ciottoli di Brighton, a suon di Aphex Twin e Africa Bambata. La sua energia sonora è fuori dal comune, house, deep e down tempo sono i suoi più fidati alleati. (venerdì 25 ottobre, h 00.30—02.30 – Ex GAM/Sala Indaco)
5. Alessandro Cortini – live a/v
Musicista di Bologna cresciuto a Forlì, nel 1998 se ne va a vivere a Los Angeles, diventa un genio del sintetizzatore e sale alla ribalta delle cronache internazionali quando entra nella formazione dei Nine Inch Nails – piacciano o meno, se Trent Reznor ti chiama a suonare con lui qualche cosa vuol dire. Oltre a questo impegno non da poco, Cortini ha sempre pubblicato anche molti dischi da solista, l’ultimo s’intitola Volume Massimo ed è uscito quest’anno. Se il disco è molto bello, ancora di più lo è l’esperienza del live, dove le musiche sono accompagnate da un aspetto visuale composto proprio da quei video ritrovati, che rendono il set tra i più affascinanti che abbia visto negli ultimi anni. (sabato 26 ottobre, h 22—23 – Ex GAM/Sala Main)
6. Andrew Weatherall – dj set
Pare Braccio di Ferro appena uscito da una distorsione spaziotemporale da romanzo di fantascienza. La mole di musica che ha orbitato intorno al capitano Weatherall è mastodontica. La sua collezione di dischi babelica. Ha salpato gli oceani della downbeat, navigando oltre le tempeste acid house e costeggiando le isole balearic, toccato le sponde degli arcipelaghi post-punk e attraversato uragani di sostanze sintetiche, per poi tornare, quasi indenne, ai moli dell’elettronica analogica. La sua barba ha visto cose che voi uomini di terra non potete neanche immaginare. Rave dopo rave, club dopo club, Andrew Weatherall, alla fine degli anni 80, ha conquistato la scena underground londinese, aprendosi la strada a colpi di remix: New Order, Happy Mondays, My Bloody Valentine; per anni è stato a caccia di ogni possibile sperimentazione e collaborazione per saziare la sua sete vampiresca. (sabato 26 ottobre, h 00—end – Ex GAM/Sala Main)
7. Interstellar Funk – dj set
I vari Prins Thomas e Lindstrøm possono ancora dormire sogni tranquilli, ma ogni tanto farebbero bene a tenere un occhio aperto perché nuove leve stanno crescendo e a breve inizieranno a bussare alla porta del castello, reclamando lo scettro del groove cosmico. Uno di questi è Olf Van Elden, aka Interstellar Funk, viene dall’Olanda e vanta una residenza al Trouw di Amsterdam, vera e propria cantera di talenti, così come uscite per la Rush Hour. Ha la chioma folta e leonina, la devozione verso il vinile e un gran gusto che tocca disco, house, acid e techno. Groove caldo, ma se c’è da legnare non si tira indietro, uscendone sempre con classe e a testa alta. (sabato 26 ottobre, h 22.30—00 – Ex GAM/Sala Indaco)
8. The Comet is Coming – live
Shabaka Hutchings è ormai da qualche tempo una delle figure cardine della nuova scena jazz britannica e declina questa propensione a estendere i confini della musica nera nel flusso di coscienza a ritmi alternati dei The Comet is Coming, anello di congiunzione sonoro fra le viscere della Terra e lo spazio. “The Afterlife” è il loro ultimo album, uscito proprio quest’anno, che unisce il fiato indomito di King Shabaka (al sax e al clarinetto) con le tastiere di Dan Leavers (Danalogue) e la batteria di Max Hallett (Betamax), ma soprattutto con la solita concezione di rinnovamento profondo dell’incandescente materia jazz. Dal vivo, preparatevi a essere letteralmente sparati in orbita.(sabato 26 ottobre, h 00.30—01.30 – Dumbo/Sala Main)
9. 808 state – live
Nati a fine ottanta in quella Manchester che (anche grazie a loro) divenne “Madchester”, gli 808 State sono stati i pionieri assoluti dell’acid house in Europa. Ascoltatevi una bomba come Flow Coma (remixata nel 2000 da Aphex Twin, loro grande fan dichiarato) da Newbuild, il loro Lp di debutto del 1988, e capirete: un serpeggiare alienante e gommoso di 303 e 808 – macchine iconiche della Roland a cui devono parte del loro nome – praticamente immortale, buono ancora oggi in un set house come in uno techno. Ora il trio è diventato un duo, ma fidatevi bastano e avanzano. (sabato 26 ottobre, h 01.30—02.30 – Dumbo/Sala Main)
10. Donato Dozzy – dj set
Il professor Dozzy è una delle figure iconiche della musica elettronica capitolina, punto di incontro tra maestranza, divulgazione e amore per il suono che rappresenta. Che lo ascoltiate in chiave techno o in chiave ambient, immerso in sonorità sperimentali come in sonorità lineari, che sia un dj set al Berghain, un live al Terraforma, un’installazione sonora o in qualsiasi altra forma di contenuto, lo scopo di Donato rimarrà sempre uno e uno solo: trascinarvi in un ipnotico viaggio musicale dal mutevole contorno circolare. Lo studio, la ricerca, la messa in opera di tutta la sua vita dedicata al suono, fanno di Donato Dozzy la guida sciamanica del rituale sonoro nel quale vuole coinvolgere l’ascoltatore. (sabato 26 ottobre, h 02.30—end – Dumbo/Sala Main)