Lorenzo BITW è uno dei produttori che ci piace di più, di Roma e non solo. Ci piace per il suo essere un ideale ponte tra un Paese dove l’elettronica, specialmente quella in versione dancefloor, è pane quotidiano, e l’altro, l’Italia, dove si continua a lavorare sottotraccia, ma con qualità sempre crescente e anche in maniera contaminata. Ci piace anche per il suo essere fortemente legato alla città – bastano pochi secondi e altrettanti titoli dei suoi brani per accorgersene, da “Aurelia” a “Tuscolana Bounce”. Anche “Pantea” può essere idealmente considerato un disco ponte, e per almeno tre motivi: 1) è uscito per l’etichetta inglese Future Bounce – fondata da Jamz Supernova, dj e broadcaster per BBC Radio 1Xtra – ma le collaborazioni al suo interno sono tutte con producer italiani; 2) fonde influenze e generi diversi; 3) ha i bpm e il mood giusto per traghettarci dal silenzio e dall’immobilità del mondo in lockdown al futuro prossimo in cui le porte dei club finalmente riapriranno. Non è un caso infatti che il disco sia stato ispirato ancora più degli altri da Roma e dalla sua storia, dal momento che negli ultimi due anni i confini delle nostre vite sono stati quelli delle città di residenza, se non addirittura dei quartieri. Ecco allora il track by track di Pantea, introdotto direttamente alle parole di Lorenzo e arricchito dagli artwork di Ivan Specchio.
«La mano sulla cover dell’album è un gesto di comunicazione, di accoglienza, di liberazione e di benedizione. Secondo l’iconografia comune rappresenta la mano di Dio, ma in realtà veniva usato anche in epoca romana come accettazione di nuovi culti. Questo simbolo è stato il punto di partenza per la creazione del disco, nonché la title track e il primo brano al quale ho lavorato. Aldilà dei significati religiosi, l’album rappresenta un’accoglienza di nuovi stili e di generi non propriamente italiani, in particolar modo da parte dei producer e musicisti presenti nell’album che invece lo sono tutti, ma sono accomunati da un modo di creare e di approcciarsi alla musica inusuale rispetto al canone nazionale o comunque più cantautoriale. Negli ultimi anni ho notato un proliferare di piccoli progetti o di producer sempre più interessati all’estero e alla contaminazione con Paesi diversi, infatti i featuring presenti nell’album non sono onnicomprensivi di quello che sta succedendo o è successo in Italia ultimamente, ma, allo stesso tempo, penso che siano una rappresentazione onesta e reale della nostra recente scena elettronica».
PETALI BLU
Qui ho mischiato hip-hop strumentale ed elementi di jazz insieme a percussioni e un campione vocale oscuro del quale non so il significato. Colori accessi che entrano in contrasto con colori più caldi: credo che in tutto l’album siano presenti questi contrasti, sia a livello sonoro che a livello cromatico.
PANTEA
“Pantea” è stato il brano con il quale ho iniziato a lavorare sull’album e ha uno stretto collegamento con il video girato da Kiriko Mechanicus. Anche se l’ho scritto da un bel po’ di tempo, adoro come al suo interno si mischino parti più calme e parti più ritmiche e sostenute.
GIUNONE (Featuring Filo Q)
Giunone era la dea della caccia e in questo brano il tema che la fa da padrone mi dà l’idea di un inseguimento o di una rincorsa. È stato composto insieme a Filo Q, producer di base a Genova che è dietro a molti progetti, fra cui Uhuru Republic, di cui faccio parte anche io e che recentemente ha rilasciato materiale molto interessante.
INFINITUM
Per la scrittura di questo pezzo ho preso ispirazione dai suoni dell’amapiano, un nuovo genere sudafricano che sta spopolando in Africa e non solo. Poi però il brano ha preso un’altra piega ed è diventato una cosa a sé. Epicità e solennità si fondono insieme all’house di matrice newyorchese.
TUSCOLANA BOUNCE (Featuring Grindalf)
Tuscolana Bounce è un brano a cui sia io che Grindalf siamo molto legati, è stato anche l’inizio della nostra amicizia. Probabilmente è il brano all’interno dell’album che più ricorda alcuni dei miei lavori precedenti, molto legati al dancefloor e al mondo pre Covid, quello in cui si poteva abbracciare in pista.
SATURNALIA (Featuring Daykoda)
È l’escursione in territori footwoork e drum’n’bass dell’album, generi ai quali sono sempre stato molto legato. Daykoda ci ha messo del suo aggiungendo degli accordi jazzosi e dei sample di fiati. Fra l’altro Daykoda ha di recente rilasciato un bell’album “Physis” che consiglio a tutti.
CALLA (Featuring Clap!Clap!)
Clap! Clap! è un capostipite qua in Italia: non è la prima collaborazione che ho fatto insieme a lui, ma forse è una delle più riuscite. Il finale acid è assolutamente fuori di testa, ma del brano amo tutti i vari momenti, che
siamo riusciti ad alternare in maniera fluida ma allo stesso tempo non lineare.
MIRABILIA (Featuring Danilo Menna & Coltreno)
Ho avuto la fortuna di passare parecchio tempo in studio con Danilo e Coltreno, due musicisti che stimo e apprezzo moltissimo. “Mirabilia” è un jazz sognante e malato, che alterna varie fasi e vari momenti in modo gioioso.
OSTIA ’98 (Featuring Shunaji)
La versione primordiale di questo brano era diversa da quella poi finita nell’album, dove si sentono maggiormente alcuni strumenti suonati come la chitarra e il synth. L’abbiamo chiamata “Ostia ’98” perché il suono che si sente all’inizio del brano ricordava a entrambi il litorale romano.
SPIRITUALS (Featuring RBSN)
Un blues allucinato che si mischia con una ritmica footwork, sample di chitarra che appaiono e spariscono come degli spiriti. Il brano è nato da una jam in studio insieme ad Alessandro Rebesani durante la quale ci siamo divertiti a suonare e sperimentare un po’ con il mio Korg Minilogue. Chiusura a tinte dark, ma che lascia uno spiraglio di speranza e di coesione.