Il rock’n’roll ci dà speranza fin da quando è nato. La sua storia è piena di coincidenze straordinarie, dischi stratosferici e canzoni memorabili (ma pure di fallimenti esemplari, altrettanto funzionali alla causa) perlopiù nati senza budget, senza grossi piani a tavolino, senza sponsor – certo forse non senza droga di buona qualità, ma questa è un’altra storia. Dagli Stooges a King Krule passando per i Royal Trux, il rock’n’roll ci ha insegnato che non serve essere nel momento “taaaap” della propria vita, non serve il cash (o almeno non è il fattore principale), non basta un buon produttore o essere nel giro giusto. Col rock’n’roll serve l’intuizione. Le radici in una scena con un’identità forte possono garantire una vita più lunga, talento o una certa genialità sono importanti, ma all’occorrenza sostituibili da un’insaziabile fame di ascolti e da una propensione al magico universo del Do It Yourself.
Tra tutte le brutture della devoluzione che sta avviluppando la Capitale, la scena musicale underground – e un certo tipo di “controcultura” in generale – è uno dei pochi motivi per cui continuare a voler bene a questa città (e come da tradizione, il lungo momento infausto è forse una delle scintille creative propulsive). ZAC non fa eccezione, seppur con peculiarità che per la scena romana e italiana in generale sono eccezionali. “ZAC” al singolare per dare l’effetto folgorante ed energico dell’idea, dietro cui però si cela una band vera e propria e in particolare due teste di serie del rock’n’roll italico (quello che piace pure agli anglosassoni). Tra riff-rasoio, giri di piano irresistibili e ritornelli che senza rendervene conto sapete già a memoria, Lorenzo Moretti (chitarra e voce dei Giuda) e Tiziano Tarli (fondatore di Sweepers e Gli Illuminati e autore di numerosi libri sul beat e il r’n’r nostrano), esordiscono con un nugget di power pop esplosivo e orecchiabile, freschissimo, divertente e scrupolosamente vintage come pochi se ne ascoltano oggi (sicuramente in Italia).
Un disco POP che con consapevolezza tira a lucido gli insegnamenti del proto punk, di certo glam, delle melodie dei girl group e del garage anni 60 (fino ad arrivare a un brano psichedelico in chiusura). Un disco con un respiro internazionale, che non molla i legami con i grandi classici “universali” del rock’n’roll. L’amicizia tra i due, le storie d’amore semplici e travagliate dei testi, il disco nato e cresciuto nel loro quartiere, Torpignattara, scenario inesauribile delle meraviglie come di certe brutture della Roma contemporanea. Non sono connessioni dirette nel disco, ma la storia che arriva da lontano e si avvinghia a momenti importanti della scena musicale underground di Roma – il punk dei Taxi, le visioni beat degli Illuminati – completano, seppur sullo sfondo, una storia schietta e potente come tutte le migliori narrazioni rock’n’roll.
Abbiamo il piacere di farvi godere di queste dieci mine in anteprima, con lo streaming del disco in arrivo il 15 novembre sull’inglese Damaged Goods e di invitarvi al loro release party del 9 novembre al 30Formiche. Per fantasticare sui retroscena, di seguito anche il racconto track by track a cura di Lorenzo e Tiziano (anche in versione inglese per i fan Oltremanica e Oltreoceano). Ain’t it fun?
ENGLISH VERSION:
Rock’n’roll gives us hope since the day it was born. Its history is full of wonderful coincidences, amazing records and memorable songs (but also remarkable failures, equally significant to the cause), mostly made without a budget, or big plans, or a sponsor – well, maybe not without quality drugs, but that’s another story. From the Stooges to King Krule, passing through Royal Trux, rock’n’roll taught us you don’t need to be in the “taaap” moment in your life, you don’t need cash (or at least it’s not the main issue), you don’t need to have a good producer or be in the right circle. With rock’n’roll you need intuition. Being part of a well known and established scene can surely guarantee a long existence, talent and some sort of brilliance help, but indeed they can be replaced by an endless hunger for things to listen and a certain attitude towards that magical universe called Do It Yourself.
Through all the ugliness which devolution is wrapping Rome with, underground scene – and a certain kind of “counterculture” in general – is one of the few reasons to still love this city (following tradition, long unfortunate times are maybe one of the creative propulsive sparks). ZAZ is no exception, although with exceptional features for the roman and the italian scene in general. “ZAC” in the singular, to give a powerful and dazzling effect to the concept, behind which a proper band hides, especially two elements, acknowledged among the finest in italic rock’n’roll (which anglo-saxons appreciate too). Lorenzo Moretti (guitar and vocals with Giuda) and Tiziano Tarli (founder of Sweepers and Gli Illuminati, author of several books on Italian beat and r’n’r) start off with a catchy and explosive power pop nugget, fresh, funny and vintage like very few to listen nowadays (in Italy for sure), made up of killer riffs, compelling piano progressions and refrains to be memorised instantly.
A POP record that consciously spit-shines the teachings coming from proto punk, certain glam, girl groups melodies and 60’s garage (closing the record with a psychedelic piece). An album with an international character, that sticks with the classics of rock’n’roll “universe”. Their friendship, the simple and troubled love stories told in the lyrics, the making and developing of an album in their neighbourhood, Torpignattara, endless source of wonders and ugliness in modern Rome. It’s not a direct connection in the record, but the roots clinging to crucial moments in the roman underground musical scene (Taxi’s punk, the beat visions of Gli Illuminati) close the circle in the background of a honest and powerful story, just like all the best rock’n’roll tales do.
We have the pleasure of giving you a tasty preview of these ten gems in streaming, before the release on the 15th of November by Damaged Goods, and invite you to the release party at 30Formiche on November 9th. And to imagine all the ins and outs, here follows a track by track description by Lorenzo and Tiziano. Ain’t it fun?
COUNT ON ME
ZAC: È la canzone che in un certo senso racconta la nascita degli ZAC. Era inverno e noi eravamo un pò giù, entrambi vivevamo un periodo non facile. Appena c’era un momento libero, solitamente dopo il tramonto, il telefono squillava: «Che ne dici se andiamo a farci un drink da Hop Corner?», la riposta era sempre la stessa: «Ci vediamo fra dieci minuti». Siamo vicini di casa e il nostro quartiere, Torpignattara, ci fa sentire quasi in una città a sé stante. Camminare fra le sue vie è stata una grande ispirazione per il disco. Essere poi a quattro passi l’uno dall’altro ha reso la creazione dell’album molto più immediata, infatti appena uno dei due abbozzava qualcosa correva a casa dell’ altro per dargli forma.
EN:In a sense, this song tells the beginning of ZAC. It was winter and we were both having a hard time. Whenever there was a moment, usually after sunset, the phone rang: «What about a beer at Hop Corner?». And the answer was always the same: «See you in 10». We live close to each other and our neighbourhood, Torpignattara, feels like a city itself. Walking through its streets has been a huge inspiration for the record. Plus, living so close to each other allowed us to be faster during the making. In fact, as soon as one of us had a draft of something, he would run to the other’s house to give it shape.
And if you want to ride all day long, you know that you can always Count on Me
NOT ANYMORE
LORENZO: È il primo pezzo che abbiamo scritto, nato da un riff che risale all’epoca in cui coi Giuda registravo “Speaks Evil”. È rimasto nel cassetto per diversi anni e poi con Tiziano è diventato “Not Anymore”. La parte di batteria è praticamente identica dall’inizio alla fine, va diritta come un treno e non ti molla mai, ma ciò che a parer mio la fa essere veramente interessante e poco catalogabile, è il contrasto tra il pianoforte barocco e le rasoiate monocorde di chitarra rese ancora più sgraziate dal fuzz. La strofa si ripete ossessivamente così come il testo fatto di pochissime parole che rimangono facilmente in testa.
EN: It’s the first piece we wrote, coming from a riff back when I was recording “Speaks Evil” with Giuda. It stayed in a closet for several years and then, with Tiziano, it became “Not Anymore”. Drums stay the same the whole song, steady like a train and it never lets you go, but what makes it really interesting and uneasy to define, in my opinion, is the contrast between a baroque piano and the fuzzy single-string guitar’s razor-cuts. The verse repeats itself obsessively just like the lyrics, a few words that easily stick into your head.
Let me go, let me go, do you know i won’t be back, you know i won’t be back
WHAT IF YOU DON’T?
TIZIANO: Ogni mattina nel traffico, in coda, aspettando l’autobus o sperando che la metro non sia piena e poi al lavoro e di nuovo tutto si ripete di giorno in giorno.
EN: Every morning in the traffic, in a line, waiting for the bus or hoping that the tube’s not full of people, and then at work, and then all of it over again, day after day.
But what if you don’t?
SUPERHERO
ZAC: Ognuno di noi ha i propri vizi e molto spesso succede che vi si debba rinunciare. Tuttavia farne a meno è molto dura e quando ci si riesce ci si può considerare davvero una sorta di Superhero. La canzone ha una melodia quasi infantile sottolineata dall’incastro tra la voce nasale e il sintetizzatore che ricorda quasi le sigle degli anime giapponesi, quelle appunto dei super eroi robotici anni 70.
EN: Everyone has their own vices and has to give up on them very often. However, letting them go is very hard and when that happens one can consider himself some sort of Superhero. The song has a quite childish melody, emphasized by the combination of a nasal voice and the synthesizer, which reminds me of those japan anime theme songs from te 70’s, the ones with robot superheroes.
Oh boy, I rue the day you went away
THERE SHE GOES AGAIN
ZAC: Abbiamo registrato questa canzone sotto le feste di Natale. Durante il tragitto verso lo studio ascoltavamo ripetutamente il “Christmas Album” di Phil Spector. Da qui la scelta d’inserire le nacchere super riverberate che richiamano molte di quelle produzioni inclusa l’immensa “Be My Baby” delle Ronettes.
EN: We recorded this song during Christmas holidays. While driving to the studio we listened to Phil Spector’s “Christmas Album” over and over, hence the choice to add super reverberant castanets, echoing back to those productions, including Ronettes’ great “Be My Baby”.
Queen of Hearts when she wakes up with the sun
STAY UP ALL NIGHT
ZAC: Il testo di questo brano non è altro che un elenco di tutto ciò che amiamo, che ci ha influenzato e che ci è rimasto nelle mente fin da quando eravamo bambini. Ottimi motivi per cui vale la pena rimanere in piedi tutta la notte, o semplicemente trarre l’ispirazione per scrivere un pezzo! Citazioni di libri, musica, cinema… Ognuno troverà un pezzo di sé leggendo il testo.
EN: These lyrics are just a list of all the things we love, that influenced us and stayed with us since we were kids. All good reasons to stay up all night, or just an inspiration to write a song! Book quotes, music, movies… Everyone can find a piece of themselves through these lyrics.
Hawkins for holiday, stay up all night.
I GOT SOMETHING IN MY MIND
LORENZO: È il primo singolo del disco ma al contempo è uno degli ultimi brani venuti fuori, una canzone nata un pomeriggio, così, quasi per caso. Sono corso a casa di Tiziano e lui ci ha cucito sopra quell’intro meraviglioso, con quella melodia che ti entra in testa al primo ascolto. È stata scritta pensando alla travagliata storia d’amore di un nostro amico comune che per diversi anni si è dannato l’anima dietro ad una ragazza che viveva a circa quindici ore d’areo da lui. Abbiamo trascorso insieme parecchi pomeriggi e m’incuirosivano i suoi metodi di distrazione.
EN: It’s the first single but it’s also one of the last songs that came out, one evening, almost casually. I ran to Tiziano’s house and he tailored that wonderful intro on it, a melody that gets to you instantly.
It was written thinking about a common friend’s troubled lovestory, who struggled for years to stay with a girl living 15 hours flight from him. We spent a lot of evenings togheter and I was always interested in his distraction techniques.
…and I got something in my mind, something to makes all things alright
WILD LOVE
ZAC: L’amore selvaggio che cavalca i deserti polverosi dell’Arizona, tra pistoleri ubriachi, sceriffi scorbutici e pianisti spaventati. Il pezzo ha una scoppiettante melodia pop con una base ritmica che sembra farlo galoppare e, se mai un video di “Wild Love” verrà girato, sarà sicuramente in Almeria, il Farwest degli spaghetti western.
EN: Wild love riding through Arizona’s dusty deserts, between drunk cowboys, grumpy sheriffs and scared piano-men. The song has a crackling pop melody and rhythm section that makes it gallop and, if a video of “Wild Love” will ever be shot, it will definitely be in Almeria, favourite location for “spaghetti-western” movies.
You know that I’ve been waiting to see if I can catch your wild love
GIRL ON THE TRAIN
LORENZO: Una canzone d’amore semplice e diretta, composta davvero aspettando la ragazza sul treno. È scritta col cuore e cattura il momento in cui all’ inizio di una storia d’amore ogni secondo di lontananza ti fa impazzire. A differenza delle altre canzoni del disco era nata per essere accompagnata solo dal piano ma in fase di registrazione è stata poi arricchita con arrangiamenti di basso e percussioni.
EN: A straight and simple love song, literally written while waiting for a girl on a train. Coming from the heart, it pictures that moment, at the beginning of a love story, in which every second spent apart drives you crazy. Unlike the other songs, it was made to be accompanied by the piano only but then, during the recording sessions, it was enriched by bass and drum lines.
I want you, I need you, I want you so badly
WHEN I GO TO BED
TIZIANO: Quando da bambino sei nel letto è notte e si spengono le luci, le ombre disegnano i tuoi incubi. Non abbiamo mai avuto dubbi riguardo il fatto che questo sarebbe stato l’ultimo brano dell’album. La canzone sfocia in un’improvvisazione delirante e chiude così il disco con un tocco di lisergica follia citando George Gershwin.
EN: When as a kid, in your bed, during the night, the lights go out, shadows draw your nightmares.
We had no doubt this would be the last song of the album. It ends up in a raving jam session, closing the album with a touch of lysergic madness, quoting George Gershwin.
That’s all you’re feeling when you go to bed