Dal mondo delle miniature alias illustrazioni su nanoformato ai macri palcoscenici, Claudia Maccechini aka Claudym è una di quelle artiste che riesce davvero a far esplodere la sua creatività andando a contaminare ogni testo, brano, melodia, miniatura su cui mette mano. E l’hanno ben capito pure i colossi Vevo e Tidal che l’annoverano tra la top 20 degli artisti emergenti su cui puntare. Noi abbiamo provato a vedere cosa c’è sotto questo meraviglioso verde fluo dei capelli in quattro chiacchiere esplorative.
Partiamo dal nome di Latina memoria – o sbaglio? –: come è nata Claudym e quando hai capito che dalla passione sarebbe nato il tuo lavoro?
In realtà e purtroppo banalmente è un mix tra il mio nome e il cognome, però da subito mi ha dato una bella vibe e l’ho trovato rappresentativo del mio mondo. Ho voluto trasformare questa
In realtà e purtroppo banalmente è un mix tra il mio nome e il cognome, però da subito mi ha dato una bella vibe e l’ho trovato rappresentativo del mio mondo. Ho voluto trasformare questa passione in un lavoro quando ho iniziato a pubblicare la mia musica, l’ho capito però soltanto quando ho firmato con Island records. Era l’opportunità che aspettavo da tanto.
in un lavoro quando ho iniziato a pubblicare la mia musica, l’ho capito però soltanto quando ho firmato con Island records. Era l’opportunità che aspettavo da tanto.
Per rimanere in tema con la consueta domanda dei progetti futuri ti chiedo anche dove sarai di qui ai prossimi mesi?
Nei prossimi mesi avrò un po’ di giri da fare, non vedo l’ora! Ci saranno live e qualche sorpresa da annunciare, sono molto contenta.
E invece la carta dell’illustrazione quando e come è nata? E come a oggi si sta sviluppando?
Per il pubblico ho iniziato prima a disegnare che a fare musica, e in realtà è da quando sono piccolissima che faccio entrambe le cose. È un’altra parte di me e della mia comunicazione, che mi diverte e mi rilassa molto. Adesso è diventata una modalità per amplificare il percorso musicale, per renderlo completo di un’immagine che si leghi bene ai brani. Lavoro infatti spesso alla creatività connessa alle canzoni (canvas, copertine, video, ma anche custom e altri contenuti).
Il tuo ultimo singolo mi lascia con un retrogusto nostalgico. Quanto c’è di autobiografico nei tuoi testi?
“Come” ha sicuramente una bella impronta nostalgica, che si mischia poi a un carattere grintoso. Sono in generale una persona malinconica e spesso cerco di toccare le note che mi risvegliano quel sentimento. I testi dei miei brani sono praticamente tutti autobiografici, mi piace raccontarmi e farlo in modo molto semplice e diretto. Le uniche canzoni un po’ romanzate, frutto della fantasia o di racconti altrui, sono quelle che parlano d’amore. Diciamo che non sono una persona molto romantica e in generale mi imbarazzo un po’.
Dicci La canzone dell’infanzia, quella che avevi sul tuo mp3 e quella che hai ora in playlist Spotify.
Canzone dell’infanzia: Coffee & tv dei Blur. Canzone dell’mp3: Smile di Lily Allen – ero in fissa! Canzone in playlist adesso: We’ll make this ok di Renforshort ft Travis Barker.
Per la sonata dal divano durante il Fuorisalone in casa Samsung c’è qualcosina che vuoi anticiparci? Siamo comodi a cantare dal divano? Hai già vissuto live simili? Prima esibizione?
Sono molto contenta della situazione del divano perché, essenzialmente, sono una persona pigra e mi piace un sacco cantare seduta. É sicuramente un altro genere di esibizione, più comfy e intima, quindi porterò una versione dei brani differente rispetto a come li ho impostati nei live di adesso.
Una giornata a casa Claudym. Siamo forse tutti uguali e l’addiction allo schermo per serie e company accomuna un po’ tutti o ti butti sulla Marie kondo e ti diletti nel rinnovare gli spazi?
Assolutamente no: disordinatissima. Serie, film e videogiochi tutta la vita.
Domanda flash: come vedi la scena underground pop milanese e dove pensi riesca a trovare un terreno fertile?
Ci sono tantissimi artisti emergenti validi qui a Milano, e trascorro del tempo con molti di loro. Diciamo che è una scena super eterogenea, soprattutto perché la musica qui è quella dell’Italia intera, dato che in tanti si spostano a Milano per un’opportunità – essendo il fulcro dell’industria musicale – e portano le proprie influenze. Questo è molto figo, perché è ricco, dà ricchezza e sfumature. Mi vengono in mente Wako, Hån, VV, Bigmama, Elasi, Nava e tanti altri. Sono tutti diversi e spaccano, artisticamente ma anche umanamente.
E se non fosse Milano dove ti sentiresti bene a mettere le tue tende?
A Milano mi trovo benissimo, ci sono tanti posti molto più belli in Italia ma non lascerei la mia città se non per spostarmi all’estero. Parigi o Amsterdam… sono mete in cui torno molto volentieri. E poi c’è il classico sogno di New York: viaggio del cuore.