Ricky Amnesia, così lo chiamiamo qui a Zero, è forse la persona che muove più ragazzi d’Italia all’insegna dei 4/4. Con Social Music City ogni due settimane raduna una media di 10 mila giovani, una rassegna elettronica che a livello di numeri mangia in testa a tutti i festival italiani. Poi da 18 anni gestisce l’Amnesia (il locale con il miglior impianto audio di Milano) e ogni tanto si concede pure delle extra date al Fabrique e non è che qui buca, anzi!
In questa intervista ci racconta i rapporti di vicinato con Fondazione Prada e come funziona il Social, uno spazio che non è solo clubbing ma anche moda e televisione e che vuole segnare il tessuto urbano di Milano almeno fino al 2026 per le Olimpiadi invernali.
Come nasce Social Music City, com'è cambiato e com'è arrivato fino a oggi?
Social Music City nasce nel 2014, era un evento gratuito, con grandi numeri ma assolutamente non sostenibile. Io sono arrivato nel 2015: organizzammo 14 eventi allo Scalo di Porta Romana, quando si entrava da viale Isonzo. Una tensostruttura molto grande, ingressi a prezzi popolari, ma sempre con una grande offerta artistica. Poi si è optato per organizzare meno eventi, sempre a prezzo popolare, ma con un leggero aumento. Tutto bene sino a quando ci siamo trasferiti al Market Sound: un autentico disastro. Location inadatta e un’organizzazione – mi riferisco sempre al Market Sound – assolutamente impreparata. Uno dei rari momenti nei quali mi sono chiesto: chi me lo fa fare? Un dubbio che è durato qualche giorno. Ho così deciso di aumentare l’offerta, puntare su un’area vergine, priva di tutto, pavimentazione inclusa. È seguita una stagione di transizione, per poi arrivare al salto di qualità, con una location più grande, più accogliente e polifunzionale. Così quest’anno è nato Lorenzini District, un progetto molto ambizioso che include tre aree, con l’ormai famosa tensostruttura, totalmente insonorizzata, fruibile sia d’estate che d’inverno, in uno spazio di oltre 13mila metri quadrati. Abbiamo ospitato sia la finale di Italia’s Got Talent sia la sfilata di Philipp Plein: a breve sveleremo ulteriori novità, altri eventi che non saranno connessi al Social Music City, che non sarà il nome permanente della struttura ma un evento ospitato. Il Social non è più un fattore a sé stante, ma parte integrante di un ecosistema cittadino composto da elementi ed esigenze diverse a completarsi, funzionali allo sviluppo di un progetto molto articolato.
Il mio obiettivo non è creare un festival come quelli all’estero, ma qualcosa che possa andare oltre e riportare l’Italia a essere un punto di riferimento in un mercato internazionale ultra competitivo.
Come vi vedono i vicini di Fondazione Prada?
Abbiamo rapporti molto cordiali, anche loro dallo scorso anno hanno iniziato a ospitare eventi elettronici in linea con i nostri.
E invece le istituzioni? Che rapporto avete con loro? Come ci lavorate? Vi supportano? Chi sono i vostri insider ai piani alti?
Il Comune di Milano ha decisamente una marcia in più, il sistema Milano funziona da ogni punto di vista, grazie anche ad imprenditori che non dormono mai. La recente assegnazione dei Giochi Olimpici Invernali ne è la prova. Come accennavo, il mio contributo al SMC è iniziato nel 2015, l’anno dell’Expo: sin da subito si è cercato di pensare oltre i canonici ambiti di un festival, di una mera line up di dj in quanto tale, in modo da intercettare i trend prima che diventassero tali, studiando i target con i quali interagire, trovando soluzioni sempre efficaci e funzionali a un contesto che deve sempre essere rispettoso del territorio nel quale si opera.
Raccontaci un po' come operativamente si tira su tutta la macchia del Social: dalla progettazione della tenso-struttura all'organizzazione dei flussi di persone, fino al coinvolgimento del servizio di pronto soccorso. Quanti lavorano a tutta questa operazione?
È un lavoro mastodontico, che richiede un anno di progettazione, mesi di lavori per allestire un vero e proprio palazzetto dell’entertainment. Non è per niente facile gestire un flusso di 10mila persone in una zona così centrale di Milano. Abbiamo circa 300 collaboratori, tre ambulanze, 1 campo medico con oltre 20 addetti, infermerie, i Vigili del Fuoco che coprono due turni. I rapporti instaurati negli anni con Questura, Polizia Locale e Carabinieri sono eccellenti: realtà fondamentali per garantire sicurezza e legalità. Non so se funzioni nel resto d’Italia, ma posso affermare con certezza che a Milano siamo avanti anni luce da questo punto di vista, e il mio ringraziamento a queste persone non può che essere quotidiano.
Venire al Social è vedere ragazzi che bevono in strada, sentire i bassi che si fanno più vicini, incontrare persone ancora prima di entrare... è un po' come partecipare a un festival e vedere una città viva: che prospettive ci sono per il futuro per quest'area che vi competono?
Non sono molto felice – a essere sincero – quando vedo persone che bevono e bivaccano in strada, e proprio per questo motivo abbiamo triplicato il servizio d’ordine, un vero e proprio esercito. Di sicuro Social Music City è la dimostrazione di quanto Milano sia una città viva: ovviamente non si può piacere a tutti, qualche vicino non sarà contento, ma noi ci impegniamo da sempre per gestire queste 8 date in 5 mesi, con un flusso costante di 10mila persone a data, con chiusura da noi imposta a mezzanotte: la nostra attenzione per rendere il SMC meno impattante è costante, e si lavora sempre per migliorarci anche da questo punto di vista. Il nostro team lavora compatto per creare un festival che contribuisca a riportare Milano e l’Italia al centro di un mercato internazionale sempre più competitivo.
Come fate a radunare ogni due settimane circa 10mila persone? I pierre sono ancora importanti?
Lavoro, costanza e coerenza ai massimi livelli, senza sbagliare un passo, credendo sempre in quello che si sta facendo. Mi chiedo se qualcuno se ne sia accorto: i lettori di Zero mi conoscono, sanno che sono un polemista nato, quindi sono io a chiedervi: come riusciamo a fare 8 eventi con tutta questa affluenza, con numeri da far impallidire i più grandi festival? Anche su Zero si parla spesso di altri eventi che durante due giorni, con una macedonia di artisti mista, insapore, senz’anima. Fanno grandi numeri? Una volta all’anno. Noi li facciamo 8 volte, ogni anno.
I pierre? Bel quesito. In questo momento non sono la persona giusta a cui rivolgere questa domanda (ride, ndr): posso solo dire che c’e tanto da fare… tanto!
Hai mai pensato di mollare tutto e andare su un'isola deserta? Se sì cosa ti saresti portato dietro?
Almeno una volta al mese, poi quando al Social Music City vedo 10mila persone che si muovono a tempo di musica al tramontar del sole passa tutto.
Cos'è oggi per te il divertimento? E come lo declini nella tua offerta?
Ho una concezione tutta personale del divertimento: guardo, mi emoziono e piango in silenzio. Mi piacerebbe vivere un Social Music City dove nessuno mi tiri per la maglia, cerchi di farmi un saluto ipocrita, utile soltanto a estorcermi il braccialetto, il nuovo Santo Graal degli eventi. Mi piacerebbe, a volte, essere invisibile e cerco di fare in modo che questo accada. Può darsi io sia sbagliato e malato nel cercare tutto ciò, ma i convenevoli spesso mi irritano.
Milano e il clubbing: come siamo messi secondo te?
Siamo messi male, molto male. Troppa improvvisazione, tutti protesi a fare numeri che poi non fanno mai, con una clientela poco educata e poco preparata, ma spero che tutto questo cambi con la stessa rapidità con la quale sta cambiando Milano. Ci sono pochi club, troppi eventi venduti e promossi male, per non parlare dei festival. Un discorso che non vale soltanto per Milano. Il nostro è un mercato strano, non è sufficiente essere bravi: chi stimavo non c’è più, chi c’è lo stimo un po’ meno, in particolare chi fa un sacco di cazzate.
Ma tu dove vai a divertirti?
Che domanda. All’Amnesia! Dove se no? :)
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2019-07-16