Saigon è un posto che non esiste: non solo perché dopo la riunificazione del Vietnam nel ’75 la città divenne Ho Chi Minh City, ma anche perché è un luogo della memoria, idealizzato tanto a lungo che si è trasformata in qualcosa d’altro che, appunto, non c’è. La protagonista della pièce di Caroline Guiela Nguyen, Marie-Antoniette, è in Francia dal 1954 e Saigon è il nome che ha dato al suo ristorante, ma è anche il nome della nuova vita che si aspetta e della vecchia di cui ha nostalgia. Per alcuni emigrare è un po’ come invecchiare: impossibile tornare indietro, impossibile smettere di pensare a quanto si stesse meglio prima, pur convincendosi che si sta bene anche
così. E siccome l’invecchiamento è il processo più democratico che ci sia, molti possono immaginare cosa sia l’abbandono della propria terra natia. Per tutti gli altri vale il monito che rivolse Amleto ad Orazio: «Ci sono più cose in cielo e in terra, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia».
Scritto da Enrica Murru