Lo sapevamo già anche prima che qualcuno comparasse le strade di Centocelle a quelle di San Francisco e che Bandcamp Daily si facesse un giro per gli anfratti torbidi del Pigneto: per una dose di ottime bad vibe a base di suoni circolari e ipnotici non serve arrivare a Berlino, in California o ad Austin. Basta farsi un giro a Roma Est.
Di questa testarda scena DIY capitolina i Trans Upper Egypt sono ormai un’istituzione, (nonostante cambi di line up e qualche anno di assenza su disco), una certezza anche live che da quasi due lustri declina la psichedelia attraverso una trance (no) global dove krautrock, dub e afro beat si confondono in una foschia oppiacea fuori dal tempo e dallo spazio. Un suono e un groove sempre più compatti e riconoscibili, dalle sembianze di vera e propria ode agli effetti terapeutici della ripetizione nell’ultimo album del trio, “TUE”, licenziato dalle benemerite NO=FI e My Own Private Records.
Con una line up composta dall’instancabile Bob Junior (Holiday INN, Bobsleigh Baby) al basso, Leo Non (WoW!) alla voce e ai synth e con l’ingresso di Simne Donadni (Rainbow Island) alla batteria, se fossimo su una testata inglese che conta lo chiameremmo “super gruppo”; ma più delle nomenclature qui quello che conta sono i fatti, le connessioni più o meno sommerse che tengono ancora viva una città che a tratti in superficie sembra completamente morta. Stasera la Borgata si sposta temporaneamente nella “Roma Bene” del centro con uno dei suoi live più acidi e uno dei dischi psichedelici più belli del 2018.
Scritto da Chiara Colli