Chi conosce l’opera di Alberonero, si aspetta già forme quadrate e gradazioni di colore armoniosamente accostate, con l’oggetto griglia a fare da denominatore comune e ispiratore. Quello che stupisce ogni volta però, è la facilità e la capacità di riadattare, sconnettere e unire quella forma geometrica pura attraverso le diverse materie utilizzate.
Ed è come se i muri, quelli dipinti in giro per il mondo, entrassero nella galleria Varsi attraverso un diverso uso interpretativo dei materiali da costruzione: rete elettrosaldata dipinta, scomposizione di un mattone forato verniciato di bianco, getto di cemento connesso a tondini di ferro e gesso. Poi la matita e l’acrilico a uniformare il gesto compositivo.
Le opere diventano allora sculture, seguendo un istinto progettuale che sembra appartenere all’informalità della architettura spontanea: un po’ a sfidare il rigore quadrato, un po’ ad ampliare la sua ricerca.
Scritto da Emiliano Zandri