L’apice della tensione è da ritrovare non tanto nel momento della lacerazione, ma durante lo stato di equilibrio del corpo, prima che si verifichi l’evento che determinerà l’irreversibile cambiamento. È un ragionamento che potrà sembrare ossimorico, ma lo sforzo immobile a cui è sottoposta la materia rende già manifesta la conseguenza fisica. Il lavoro di Milena Rossignoli mette in mostra proprio questo processo, l’hic et nunc che sottolinea il futuro e l’attenta comprensione che si avrà di questo.
L’iter progettuale che permea le opere in mostra è fortemente legato all’intuizione, come atto di resistenza ai filtri della logica. Indaga la dilatazione e contrazione dello spazio attraverso il rapporto con la luce, il vuoto e la sua stessa presenza nell’ambiente. Dopo aver costruito una relazione personale con il luogo, il gesto dell’artista è manipolatorio e porta via delle tracce. Utilizza la tecnica dello strappo su pavimenti, pareti o finestre, dando vita a tele dalle geometrie instabili in cui è impresso il pattern della superficie. Ogni calco è uno strato di pelle in cemento, un frammento di territorio che contiene il dna dell’intero organismo.
Scritto da Giulia Berardi