Un articolo sul numero di Domus dello scorso aprile titola: “Servono 600 milioni di case”. In effetti, se dovessimo analizzare l’evoluzione del tema abitativo, dovremmo forse partire proprio da questo: dalle necessità. Esse, prima di ogni altro fattore, hanno cambiato il modo di vivere dell’individuo, in una crescita contemporanea che richiede contributi e strategie che appaiono essere oggi, ancora più di ieri, sfide collettive.
Ed è in base a questo che l’abitare contemporaneo – accessibile, adeguato, sperimentale che sia – prova a stabilire i nuovi fondamenti compositivi. La mostra del MAXXI ne traccia le linee guida seguendo diverse prospettive di lettura. Da una parte lo studio, attraverso materiale d’archivio, di progetti passati: le abitazioni di Pellegrin e Perugini, l’ineguagliata espressività delle palazzine romane, l’abitare collettivo di Monaco e Luccichenti, le esperienze dell’INA-Casa.
Dall’altro un percorso narrativo che confronta le riflessioni di alcuni studi contemporanei con i grandi maestri dell’architettura. Il gioco della coppia rischierà di essere ardito, ma tra le similitudini formali o di approccio progettuale, si noteranno anche le difformità spaziali. Proprio quelle che derivano dalle necessità e che fanno pensare di sentirti a casa.
Scritto da Emiliano Zandri