Immagino che tutti quelli che si riempiono la bocca di parole come Berghain, Berlino, GHB e dintorni non sappiano neppure chi sia questo ragazzo. Classe ’91, bussa in casa Ostgut Ton giovanissimo e in poco gli viene data una residenza nel tempio mondiale della techno. Crudo, duro, massiccio, scarno, Kobosil parla con loop ossessivi – per questo perfetti – e synth da pubalgia.
Dritto come nemmeno i suoi compagni di etichetta sanno più fare, ristabilisce ovunque suoni il collegamento siderale con quella techno che in Italia sembra essere dimenticata, in un panorama più o meno sovraccarico di gentiluomini in consolle. Lui no, carpentiere di classe, metallurgico di professione, arriva a Milano all’Amnesia. E niente: tuta d’acetato, mano a paletta, sgambata hardcore. Più Kobosil per tutti, e ve lo dice una signorina.
Scritto da Lady D.