Avere ottanta anni, o più, e non sentirli. Si potrebbe dire che il jazz rende giovani e liberi, tanto più se si ha un sassofono fra le mani. Il mito del jazz Archie Shepp, che di anni ne ha ottantadue, arriva in città alla guida di un quartetto composto dal giovanissimo Carl Henri Morisset al piano, Matyas Szandai al contrabbasso e Steve McCraven, al fianco di Shepp per più di due decenni, alla batteria.
Che siate appassionati o semplici curiosi, andare a un concerto di Archie Shepp è un po’ come confrontarsi con la storia del jazz. Attivo fin dai primi anni Sessanta, quando suonava insieme ad altre leggende come Cecil Taylor, Don Cherry, John Tchicai o lo stesso John Coltrane, con cui incise quel disco fondamentale che è “Ascension”, Shepp è un po’ l’emblema della commistione fra jazz e musica tradizionale africana. Una ricerca delle radici dai profondi risvolti culturali e politici. Certo, oggi l’attivismo è un lontano ricordo e anche il sax non può più suonare come una volta, ma vedere questo giovane ottantenne salire sul palco resta un’emozione da non perdere.
Scritto da Carlo Cimmino