“I greci dicevano: l’intera esistenza attuale è esistita”. Lo ricorda il filosofo danese Kierkegaard ne La Ripetizione, testo ispiratore di Bonjour dell’artista islandese Ragnar Kjartansson. Sulla scena – reale – un uomo e una donna ripetono lo stesso copione ogni cinque minuti ininterrottamente, accompagnati dalla canzone La Mer di Charles Trenet. L’opera, tra scultura, performance e pièce teatrale, costituisce il fulcro centrale attorno al quale ruota AGAINandAGAINandAGAINand, la collettiva a cura di Lorenzo Balbi, che apre la stagione espositiva 2020 del MAMbo. Il tema portante è quello del loop e della ciclicità del tempo, analizzato dagli artisti internazionali in mostra attraverso differenti approcci e media.
Ad aprire il percorso alcuni grandi dipinti del greco Apostolos Georgiou, antieroi intrappolati nella condizione di classe media alienata. Sorpassata la costruzione tragicomica di Kjartansson, la ciclicità diventa credenza e superstizione nel lavoro di Apichatpong Weerasethakul, tra i più importanti artisti thailandesi. Il suo video A Letter to Uncle Boonme (2009) nasce da un libro ricevuto in dono da un monaco che racconta di un uomo capace di ricordare le proprie vite passate. In un paese come la Thailandia, profondamente legato all’animismo, l’artista prova a ricostruire in un villaggio distrutto dalle milizie nazionaliste la memoria di un paese che negli ultimi anni ha subito brutali occupazioni militari e violente politiche estrattive.
Nella coreografia di DRAG DRAG SOLO (2016) di Cally Spooner le performers interpretano liberamente alcuni movimenti provenienti dallo sport, esercizi e pratiche del team building aziendale con il fine di riflettere sull’impiego di protocolli e convenzioni come risposta al bisogno di comunicare.
Luca Francesconi si concentra, invece, sulla ritualità della cultura rurale nella quale tutto torna ogni giorno, ma con una nuova forma, per evidenziare lo scarto con l’iperindustrializzazione dell’attuale società dove tutto si ripete invece uguale a se stesso. Francesconi porta in mostra un gruppo di uomini stilizzati in ferro con testa di ortaggio (un caporale e tre braccianti) e, in una seconda sala, pesci, sassi e cibo presentati in diverse forme.
Safe Conduct di Ed Atkins denuncia, infine, la politica del terrore connessa ai sistemi di sicurezza, colpevoli di disgregare le identità: nei tre schermi piazzati in alto l’avatar horror dell’artista si aggira in un aeroporto deserto ed è ridotto a pezzi sul nastro trasportatore dei bagagli in un crescendo interminabile di angoscia accentuato dal Boléro di Ravel.
La mostra si apre e si chiude con Guadalupe (2003-2019) un’opera audio di Susan Philipsz, registrata in una stazione degli autobus a San Antonio, Texas, alla ricerca di informazioni. Un lavoro che richiama la sensazione di spaesamento dello straniero e introduce simbolicamente allo spaesamento generato dalla mostra stessa.
Inaugurazione mercoledì 22 gennaio h 18.30.
Scritto da Salvatore Papa