Quando voci di corridoio, ai tavolini del caffè di Fondazione Prada, bisbigliavano che ci sarebbero stati i Gelitin nella Cisterna, beh, già mi immaginavo una caotica, ridondante e divertente installazione inserita in quello spazio quasi sacrale, ancora non profanato dagli artisti che, ad oggi, hanno dialogato con interventi educati e rigorosi. Perché il collettivo austriaco farà da chiusura di un ciclo espositivo ideato e coordinato dal super team curatoriale internazionale della Prada composto da Shumon Basar, Cédric Libert, Elvira Dyangani Ose e Dieter Roelstraete, e vedrà installazioni site specific di Tobias Putrih (Slovenia, 1972), Pamela Rosenkranz (Svizzera, 1979), Laura Lima (Brasile, 1971) e, appunto, i Gelitin (1993), passarsi il testimone in uno degli edifici ex industriali della Fondazione, la Cisterna. Questo percorso in quattro passaggi pare stimolante già dal titolo: Slight agitation, quella “leggera agitazione” che irromperà nello spazio della Fondazione mettendo il pubblico alla prova? Forse. Fatto sta che il primo artista a intervenire sviluppando questo compito è Tobias Putrih che riporta a Milano il suo approccio artistico legato all’architettura – sia per forma che per interesse in tematiche socio-politiche – creando «un teatro per una costruzione di mattoni in continua evoluzione, una blind room tattile e una scultura che si trasforma in labirinto» nei tre ambienti della Cisterna. Ogni spazio rappresenta una tematica, un punto di partenza per azione e pensiero politico, sociale, ludico o creativo.
Scritto da Rossella Farinotti