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Benvenuti a SouPra

Il nuovo regno di arte, moda, cultura, notte in perenne trasformazione

quartiere SouPra

Scritto da La redazione il 20 luglio 2020
Aggiornato il 7 ottobre 2020

Foto di Gloria Montagna

 

Quando già infuriavano i venti della crisi finanziaria globale, nel 2008, Rem Koolhaas fu incaricato da Miuccia Prada di progettare la nuova sede della Fondazione Prada in un’area a sud del grande Scalo di Porta Romana. Quando poi lo spettacolare plastico apparve in una Biennale di architettura a Venezia la collocazione di questa cittadella in una zona dall’aspetto ancora così desolato e selvaggio apparve eroica. Eppure a distanza di 10 anni da allora, e dopo 5 anni di piena attività della Fondazione, tutto è cambiato, quello che sembrava lontano ora è vicinissimo, e non c’è milanese che non si sia abituato a costeggiare lo Scalo dal ponte di Corso Lodi, arrivando con la metro gialla, o dal ponte di via Ripamonti, con il tram 24.

Non solo arte, quindi. A fare vibrare le mura di SouPra è una traccia di suoni bassi e alti, di tensioni potentissime che fanno ballare e pensare, di commistioni estetiche impensate, di picchi estremi e di pause rigeneranti.

Prima dalla più modesta altezza della torre dorata, quella che ospita le opere di Robert Gober e di Louise Bourgeois, e poi dalla nuova torre bianca che ospita grandi opere della collezione permanente e il bar ristorante con le ceramiche di Lucio Fontana, i visitatori di Prada osservano avidamente il tessuto urbano ancora in trasformazione di quel pezzo di città: il vuoto dello Scalo che sarà presto riempito dal Villaggio Olimpico, i capannoni a sud, la nuova piazza Adriano Olivetti costeggiata dai nuovi uffici Fastweb e illuminati dai riflessi dell’acqua con le ninfee, le case a est e a pochissima distanza l’improvvisa interruzione, la fine della città. Poco sotto la trafficatissima via Quaranta, i campi.

Fondazione Prada
Madama Hostel & Bistrot
E così, la metamorfosi di una antica distilleria in uno scrigno preziosissimo dove si incrociano flussi internazionali dell’arte, della moda, del cinema, della musica, dell’architettura, dove il bar è stato progettato da Wes Anderson e la ricerca è estesa fino alla sequenza di giovani chef che si alternano nel ristorante, ha cambiato la faccia e il destino di un quartiere che non può più che chiamarsi SouPra (South of Prada), o più prosaicamente Sottoprada.
Studi d’artista e nuovi spazi culturali continuano ad aprire nei dintorni: ICA, diretto da Alberto Salvadori, NFQ che unisce Fabio Quaranta e NERO, nella stessa via Passo Pordoi che ospita il centro islamico, e verso Brenta il Reading Room fondato da Francesca Spiller, dove si possono leggere e acquistare le più strane e ricercate riviste internazionali. E Lorenzo Senni, Davide Allieri e molti altri giovani artisti hanno stabilito il loro studio in queste strade ancora libere. Un ostello come il Madama e un co-working con piscina come il Talent Garden Calabiana sono spuntati e fioriti nello spazio di un momento.

vista di SouPra

Nei ristoranti che sono lì da sempre, come Tajoli, si aggirano giapponesi elegantissimi, compaiono pettinature e colori barocchi, si colgono brani di conversazioni sui massimi sistemi di potere del jet set internazionale.
Ma la cosa più interessante è che a popolare queste strade che ancora ospitano la sede di marchi come Ferrarelle, Amplifon o Mifarma c’è anche una composita fauna notturna: le folle di giovanissimi che si accalcano nel tendone di Social Music City nello scalo, gli affezionati dei Magazzini Generali e del locale più importante della storia di Milano, il Plastic a via Gargano, e quelli più estremi del Fashion Club Privé di via Quaranta 40. I nottambuli sciamano in zona Ripamonti in cerca di panini e piadine, benedicendo “il faro” aperto fino a mattina, Ripamonti 130, e i food truck.
Non solo arte, quindi. A fare vibrare le mura di SouPra è una traccia di suoni bassi e alti, di tensioni potentissime che fanno ballare e pensare, di commistioni estetiche impensate, di picchi estremi e di pause rigeneranti.

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