Ammettiamolo, fino a sei anni fa quasi nessuno di noi aveva le idee chiare su cosa fosse un acusmonium. Certo, ne avevamo lette mirabolanti descrizioni, ce lo eravamo immaginato ascoltando Bernard Parmegiani, ma sotto sotto l’ambiente dove continuava a brancolare la nostra coscienza era il buio. Ad accendere la luce ci ha pensato Sator, l’impianto del San Fedele che, grazie a una programmazione attenta e ardita (a partire dalla miracolosa rassegna Inner_Spaces), ci ha guidato alla scoperta di primo orecchio della musica acusmatica. Sator ha un fratellino, di un anno più piccolo: si chiama Audior, e l’assonanza tra i nomi tradisce il DNA dello stesso padre, Eraldo Bocca. Rispetto al primogenito, Audior è più agile e giramondo. Sta sempre fuori casa, affacciandosi laddove si presenta l’occasione di farsi sentire. Dal 15 al 19 maggio sarà di nuovo a Macao, cercando di proseguire la stessa missione, per ora perfettamente riuscita, della sua famiglia. Prima saranno quattro giorni di workshop, diretto da Dante Tanzi, in cui esplorare la spazializzazione del suono sino ad arrivare all’esecuzione di un vero concerto di musica acusmatica, nella serata del 18, che aprirà i due giorni di live di questa scorpacciata spaziale. Una prima serata che si completerà con i concerti di due figure note della linea di confine tra sogno ed incubo: l’esule cosmonauta Valerio Tricoli e il risorto John Wiese, mammasantissima del rumorismo che qui presenta persino una selezione di lavori video. Completamente diversa la seconda serata, con i live di Marta De Pascalis e Demdike Stare, un’abbinata all’insegna del nostalgismo, di una techno/dub complicata che non ha paura di flirtare con un passato mai del tutto archiviato. Un altro mondo, altri colori, altre due lampadine accese sui confini di uno spazio da esplorare e suonare.
Scritto da Filippo Grieco