Uno spettacolo che riesce a far riflettere nonostante i suoi 36 anni, frutto di un clima culturale assai diverso dal nostro: quello della pop art, del fumetto, del cinema, della new wave, del punk, del weekend postmoderno raccontato da Tondelli.
Sul palcoscenico ci sono tre attori, due uomini e una donna, e la macchina scenica che alterna colonnati antichi a moderne cucine e bagni, un viaggio attraverso dodici diverse scene nello spazio e nel tempo, dall’ordinario al fantastico, dal fumetto all’immagine, dalla musica al suono, dal gesto al movimento.
Eppure questo spettacolo di avanguardia, già ribattezzato “videoteatro” negli anni 80, non è un’operazione nostalgia, né un revival per chi al teatro Bellini assistette alle prime innovazioni del collettivo Falso Movimento di Mario Martone, forse è più un’occhiata allo specchietto retrovisore perché, come ha affermato lo stesso Martone, «Il passato non puoi perderlo, né rimpiangerlo. Devi ricaricarlo. Perché guardare indietro, alle nostre radici, ti dà il coraggio per affrontare il futuro».
Scritto da Andrea Di Corrado