A cosa serve l’architettura oggi, in un mondo che ha già costruito il costruibile e che, pertanto, è chiamato più a rigenerare che a creare ex novo? E a cosa serve in Italia, Nazione in cui il costruito ha secoli, se non millenni, di storia? La querelle nasce qualche mese fa, quando, riassumendo in maniera stringatissima, il sempiterno Sgarbi lancia una petizione su change.org per fermare un progetto di restauro e riqualificazione del Palazzo dei Diamanti a Ferrara, vinto dopo regolare concorso dalla cordata 3TI, Labics, Elisabetta Fabbri e Vitruvio.
Un edificio è da considerare come un’opera letteraria, che rimane immutata nel tempo e su cui nessuno può mettere mano, o un’entità viva, che deve rinnovarsi, pena il trasformarsi in una reliquia fine a se stessa? Vitruvio parlava di tre funzioni dell’architettura: firmitas (solidità), venustas (bellezza), utilitas (destinazione d’uso). Su quest’ultimo punto battono i vincitori del famigerato concorso – per chi scrive, con tutte le ragioni del caso – e batte anche Open House Roma, che ha deciso di cogliere la palla al balzo per mostrarci sì le bellezze architettoniche della Capitale, ma ancorandole fortemente a quella che è la loro funzione: la loro vita di tutti i giorni, ecco.
Come per le edizioni precedenti, prenotate in anticipo le visite, indossate le scarpe più comode che avete per camminare a lungo e (ri)scoprire la vostra città, ma quest’anno, dinanzi a ogni edificio, oltre a chi e cosa, iniziate a domandarvi perché.
Scritto da Nicola Gerundino