Se l’iconografia postuma ha cristallizzato la sua immagine di barbuto quattrocchi con folte chiome laterali, le ventidue foto in mostra all‘Emily Harvey Foundation possono svelare alcuni momenti ancora “giovanili” di quell’importante figura della beat generation che è Allen Ginsberg. Droghe, sperimentazioni letterarie, rapporti liberi. L’autore dell’Urlo, tra il Marocco e Parigi, inserisce anche Venezia. Ginsberg arriva per la prima volta in laguna nel 1957 per far visita allo scrittore Alan Ansen nello stesso appartamento dove transita anche William S. Burroughs, autore del Pasto nudo. Questa brigata di eccentrici scrittori e avanguardisti non poteva non finire a casa della mecenate Peggy Guggheneim: è celebre l’episodio nel quale la collezionista rimprovera fino a scacciare di casa (Palazzo Venier) proprio Allen Ginsberg e il suo compagno Peter Orlovsky. Motivo? Quest’ultimo, a tavola, aveva malamente gettato un tovagliolo a Ginsberg (anzichè porgerglielo educatamente). In occasione della vernice di questa mostra è previsto l’intervento del biografo dello scrittore, ed esperto della beat generation, Bill Morgan autore di Io Celebro Me Stesso (Il Saggiatore, 2010). Aspettamo che ci racconti altri aneddoti. La mostra sarà aperta da lunedì 16 a sabato 20 aprile, con orario 18-20.
Scritto da L.R.