Dopo il riuscito esperimento dello scorso anno, con Matthew Herbert a musicare l’addio della Gran Bretagna all’Europa – addio che invece rimane ancora incompiuto, a causa di una serie di eventi che stanno trasformando le istituzioni di Londra in una soap opera dai “colpi di scena” piuttosto imbarazzanti – Il Romaeuropa torna nell’Auditorium progettato da Renzo Piano, per festeggiare anche quest’anno la fine della rassegna e dare a tutti l’appuntamento al 2020.
Tutte gli spazi, dalla Santa Cecilia al Teatro Studio, saranno attraversati da altrettanti live che andranno a ripercorrere due delle line guida adottate dal festival per questa edizione 2019: indagare il futuro attraverso le sperimentazioni digitali, aprire una finestra al resto del mondo, accogliendone quanto più possibile gli stimoli multiculturali e multidisciplinari. Ecco allora il ritorno del pianista francese Christopher Chassol, che presenterà il suo nuovo progetto “Ludi”, nato dall’incontro con il disegnatore Gaëtan Brizzi e ispirato dal testo di Herman Hesse “Il gioco delle perle di vetro”; il debutto della “divinità” Fatoumata Diawara, che imbraccerà la sua chitarra per presentare il nuovo album “Fanfo”, mescolando funk e il blues della sua terra, il Mali.
Poi ancora l’immarcescibile Fennesz, artista inesauribile che quest’anno ci ha regalato l’ennesimo angolo di paradiso sonoro, tratteggiandolo con la sua fedelissima chitarra dilatata e racchiudendolo poi nel suo album “Agorà”, accompagnato per l’occasione dai visual sempre sorprendenti del fido collaboratore Lillevan. Infine, un duo che non ha bisogno di molte presentazioni, abile come pochi a far scaturire sogno e poesia da rigore e minimalismo sonoro: Alva Noto e Ryuichi Sakamoto. Una serata così la vorremmo almeno ogni mese dell’anno.
Scritto da Nicola Gerundino