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ven 19.04 2019 – lun 18.11 2019

Adrian Ghenie | The Battle between Carnival and Feast

Dove

Palazzo Cini
Campo San Vio (Dorsoduro) 864, Venezia

Quando

venerdì 19 aprile 2019 – lunedì 18 novembre 2019

Quanto

free

Contatti

+39 0412411281

Sito web

Organizzatore

Fondazione Giorgio Cini

Foto di Matteo De Fina

“The Battle between Carnival and Feast” è la prima personale in Italia di Andrian Ghenie. Nella sede di Campo San Vio la fondazione Giorgio Cini ospiterà, fino al 18 novembre 2019, un ciclo di nove tele. Alcune di queste sono inedite e create per l’occasione creando un dialogo circolare con la storia di Venezia e gli spazi della casa-museo. Il giovane pittore romeno (classe 1977) era già approdato a Venezia in occasione della 56 Biennale d’arte, nel 2015, esponendo 20 tele all’interno della “Darwin’s Room” nel padiglione Romania. La collezione permanente di Palazzo Cini crea insieme all’artista un evocativo rapporto dialettico nei confronti dei grandi nomi della pittura veneziana. È anche l’occasione per riflettere sulla materia stessa della pittura. Si prende come punto di partenza il doppio ritratto del Pontormo, al primo piano della fondazione, e ci si sposta verso il resto della mostra con un approccio progressivo verso futuro.

The Wall, 2019

Le 9 tele, con un gesto pittorico, frenetico ma pulito nelle forme, rappresentano un’attualità geo politica ed esistenziale, sofferente, caotica e dai colori vivaci. Uno dei principali dipinti è “The Raft” che, occupando una delle prime sale, vede raffigurata una zattera sormontata da masse di piedi e gambe che ricorda le immagini trasmesse dai notiziari. Percorrendo la mostra ci si imbatte in tre pareti che danno forma ad un ironico “spazio devozionale” nei confronti di un personaggio del quale riconosciamo solo un emblematico ciuffo giallo. Make painting great again! Per Ghenie sintetizzare e decomporre il soggetto nella tela è un modo per catturarne i tratti grotteschi, per descrivere una nuova forma di realtà, a volte delirante come quella del 21esimo secolo. Il manierismo delle sue opere è per lo stesso artista un risultato della nostra epoca: l’infinita offerta estetica della contemporaneità espande all’infinito le possibilità di azione e porta la pittura ad essere scopo di ricerca di un’immagine completamente nuova.

Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini ha introdotto Adrian Ghenie come un artista che si presta alla plurilettura non solo per i temi affrontati ma anche per le risorse “più contemporanee della pittura“ alla quale fa affidamento: Internet. «Non c’è mai l’idea della pittura come anacronismo» ha commentato «come qualcosa che deve difendere il passato, ma anzi, una parte delle immagini vengono dalle frequentazioni più famigliari dell’autore con la Rete». In una dinamica di sintesi e ricomposizione nascono queste figure leggibili-non leggibili. Molte delle tele sono composte da immagini delle quali l’artista si appropria, ricontestualizzandole totalmente: dagli abiti all’oggettistica del era post-digitale. È l’esempio del dipinto “Self portrait with an iPhone” dove il berretto, uno dei pochi segni a prima vista riconoscibili, deriva da una scelta dell’artista nata semplicemente dall’averla vista online. Si può dire quindi che questi lavori non stupiscono solo i cultori della pittura classica, per via dei rimandi ai maestri, ma parlano direttamente ai nati nell’era digitale che, come il pittore, vivono quella trasposizione della realtà virtuale in materiale. Come Ghenie nella pittura, anche i giovani con i loro simboli.

Scritto da Valeria Segna