Giovane stella nella galassia della drammaturgia under 35, Liv Ferracchiati torna al Romaeuropa dopo la “Trilogia sull’identità” portando in scena un affondo, quasi un pugno nello stomaco, sui processi della scrittura, una satira sull’attuale sistema teatrale.
Un giovane attore in piena crisi creativa ed esistenziale si rifà alla sua stessa quotidianità sovrapponendo finzione e realtà nella spasmodica ricerca del guizzo creativo. La scintilla è però stritolata tra la morsa di produttori che lo pressano, degli attori che vogliono sapere cosa raccontare, e pertanto al protagonista non resta che trovare rifugio mangiando pere senza tregua, simbolo di dipendenza e conforto.
Una riflessione sull’essere un po’ noi tutti, in perenne equilibrio tra l’incudine e il martello, tra pressioni familiari e sociali, provando a scrivere la nostra storia con un profondo senso di inquietudine e di vuoto, e con una domanda che ritorna: quali sono le pere che ogni giorno mangiamo, fingendo di sentirci meglio e al sicuro?
Scritto da Andrea Di Corrado