Partiamo dalla moda, quella di strada. Nel 2019 ci sono due magliette iperinflazionate e onnipresenti: quelle con il logo fiammante della rivista skate Thrasher e quelle con il logo della Nasa. Per certi versi, due esempi di rivincita dei nerd di livello planetario. Il feeling con la corsa alle stelle degli anni 60 e 70 ha dato anche vita a tantissimi campioni di incasso al cinema, dal pioniere “Apollo 13”, dedicato alla missione più drammatica dell’ente spaziale statunitense, passando per il recentissimo “First Man”, dedicato invece al trionfale primo allunaggio, seppure raccontato attraverso le paure e i sentimenti dell’equipaggio, sulla terra ancor prima che nello spazio.
La storia dell’Apollo 11 è anche la protagonista di questo documentario omonimo che vedremo solo per tre giorni in sala e realizzato proprio in occasione del cinquantennale del viaggio spaziale più famoso di sempre. Nessuna voce narrante, nessuna intervista, né interventi di protagonisti ed esperti: un’ora e mezza di filmati e audio originali, selezionati dallo sterminato archivio della Nasa, tra cui alcune sequenze in 70mm mai viste prima d’ora. La firma è di Todd Douglas Miller e la prima è stata ospitata lo scorso gennaio dal Sundance, accompagnata da un profluvio di critiche entusiaste. E pensare che per andare sulla luna oggi basterebbe un computer con la potenza di calcolo di una lavatrice digitale.
Scritto da Nicola Gerundino