Fango è tutti noi, è il magma di suoni dove luce e ombra si sciolgono assieme diventando la stessa cosa; quel filo invisibile che separa le nostre vittorie e le nostre sconfitte, le nostre aspirazioni, le speranze, i sogni e l’amara realtà; la nostra parte più bella e quella che non si può raccontare; l’essere primitivi e consapevoli al tempo stesso. Fango è la danza oscura sulle nostre sciagure e il party più figo della vostra vita, quello di cui ancora custodite gelosamente una polaroid nel portafoglio. Animo punk, amore per le macchine. E per tutto quello che può suonare perfettamente sbagliato: il producer veneziano presenta ufficialmente la sua nuova creatura.

«Tornavo dall’università, ero ubriaco, fermo sul ponte della Libertà: da un lato vedevo lo splendore di Venezia, dall’altro le fiamme dei bruciatori degli impianti di Marghera, le cui esalazioni durante le ore di lavoro sono costate la vita a mio nonno e ai suoi compagni di lavoro. L’essenza di Fango Dischi è questa: due mondi molto diversi, ma accanto l’uno all’altro, quasi speculari. Ed io in mezzo, come una linea d’intersezione tra queste due realtà, la claustrofobia che ne derivava e la mia voglia di scappare da quel treno. Quell’impeto di fuga è Fangodischi». Nell’ideale prosecuzione di questo labirintico dualismo junghiano, Fango vi suona la techno con una rock band. La Fangodischi Night, serata di presentazione ufficiale della sua nuova etichetta, schiera alla console anche Rubini e Batongo Ditongo. Scegliete se camminare ancora in bilico su quella linea sottile oppure abbiate il coraggio di ballarci sopra.