Come se fossimo dentro le atmosfere dei film di Ozpetek, l’ultimo progetto di Agostino Iacurci ci porta nella sua Puglia, facendoci accomodare metaforicamente intorno a una tavola imbandita nel mezzo di una distesa di pomodori.
Condividere il cibo è un’azione universalmente riconosciuta come occasione per stabilire e mantenere rapporti sociali. Non è un caso che il termine compagno derivi dal latino cum-pani, ovvero dividere il pane con qualcuno. Il cibo diventa così simbolo dei conviviali piaceri, per prendere in prestito le parole del Machiavelli, di passare il tempo con i nostri ospiti desiderati, condividendo qualcosa di noi stessi.
Ed è in questo gesto che risiede il valore del convivio: prendersi del tempo per abbassare le proprie difese e mettersi a confronto con persone e culture diverse. Dedicare al prossimo un momento in cui il resto si ferma e la concentrazione si focalizza sull’universo altrui, lentamente. La particolarità della tavola di Iacurci è quella di essere un oggetto in grado di accogliere idealmente i diversi modi di mangiare: in piedi, seduti, in ginocchio, a terra. Originando una composizione aperta e curiosa, capace di rendere ogni ospite il benvenuto.
Scritto da Giulia Berardi