Mia nonna si vantava sempre di essere stata presente nell’89 alla caduta del Muro di Berlino; uno zio di secondo grado diceva che nell’82 riuscì a toccare la Coppa del Mondo quando venne portata a Roma; mentre “io c’ero” quando lo Space Ibiza chiuse per sempre. Momento sicuramente meno memorabile fra tutti. Ora l’appuntamento con la storia bussa ancora alla nostra porta. I 50 anni del Bar Picchio fanno parte di quella categoria di eventi al quale non è dato mancare.
Non si festeggiano mica tutti i giorni 50 anni di aperitivi, cestini di patatine, pacche sulle spalle, birre aperte con l’accendino e spritz al vetro. Resiste agli urti della vita il Bar Picchio, perché ha quel fisico bestiale che gli altri si sognano. Una famiglia, quella di Caterina e Paolo – ancora presenti dietro il bancone – che con i figli Felice e Carmen non molla la trincea e continua a portare avanti questo miraggio senza tempo in via Melzo.
Se ne fregano di rinnovare gli spazi, di diventare convenzionali, e fanno bene, perché i templi sono sacri e non si possono toccare. Il Picchio ha quel fascino popolare che non cade mai nel nostalgico, nonostante le vecchie foto, i tavoli sgangherati, il menu scritto a penna e affisso contro un frigorifero stracolmo di birre. Il Picchio piace perché è il Picchio, ci passi la serata senza sbattimenti e paghi ancora da bere 2,50 €. Piace perché si rimorchia anche in tuta, non c’è bisogno di acchittarsi e fingere discorsi pseudo intellettuali. Questo giovedì, come ogni anno, noi saremo qui per una festa a lungo attesa: 50 anni del Picchio si bevono alla goccia.
Scritto da Martina Di Iorio