Il progressivo e sempre crescente interesse dell’uomo verso il proprio spazio abitato, espresso attraverso le arti figurative, dimostra come sia centrale, per il nostro paradigma culturale, il rapporto tra il corpo (biologico, sociale, individuale, collettivo, virtuale) e lo spazio (anch’esso nelle varie declinazioni) da esso abitato e con cui è in perenne connessione. Nel periodo rinascimentale l’uomo comincia a sentirsi sempre più legato alla natura e in continuo dialogo con essa, ed è soprattutto grazie all’arte pittorica degli artisti fiamminghi che nel 1500 viene a delinearsi il moderno significato di paesaggio.
La parola “paesaggio” deriva dal francesce “paysage” e si compone del sostantivo pays, “terra, territorio”, e del suffisso -age, nel senso d’insieme, vista d’insieme, totalità. Dalla formulazione in francese della parola, si evince la non identità tra paesaggio e paese. A quest’ultimo, infatti, si aggiunge il suffisso –aggio che determina una sorta di prospettiva sul paese o meglio una vista del paese, cioè un punto di vista. Il paesaggio è definibile dunque come una distesa di paese abbracciato dallo sguardo di un soggetto.
“Che cosa è, infatti, il paesaggio se non la citazione all’ordine del giorno del nostro sguardo, dei brani, delle parole, di un testo che ciascuno di noi è chiamato a leggere e interpretare?” evidenzia Massimo Quaini, in “Paesaggi culturali”.
222. Prospettiva Comune è il primo di una lunga serie di appuntamenti culturali e artistici a cura di Pier Paolo Scelsi e Francesca Mavaracchio. La mostra, intitolata come il celebre “precetto” numero 222 di Leonardo Da Vinci contenuto nel “Trattato sulla pittura”, coglie l’opportunità di allontanarsi dalla concezione antropocentrica, mettendo in luce lo spazio come soggetto, come tema autonomo e rappresentazione materica di qualcosa di intimo e personale. Nel luminoso e ampio spazio di Gad, Giudecca Art District, saranno esposte le opere di tre preziosi artisti che operano nel territorio lagunare: Jingge Dong, Angela Grigolato e Laura Omacini. Utilizzando magistralmente diversi mezzi artistici quali pittura, fotografia e stampa su materiale tessile, i tre giovani artisti rivalutano il paesaggio definendolo come contenitore di ciò che siamo, come agente di senso per l’uomo, con l’uomo e sull’uomo.
Una parete per ciascuno, alcuni lavori inediti e una caratteristica comune: l’uscita di scena, anche se solo formale, dell’uomo dalla rappresentazione visiva. Un espediente, quello dell’assenza umana, utilizzato per focalizzare l’attenzione sull’intima, nascosta e reale presenza dell’uomo sotto forma però di osservatore esterno mediante il quale è resa possibile la traduzione e la narrazione del reale che lo circonda. A sostegno di ciò, echeggiano le parole di Fernando Pessoa: “È in noi che i paesaggi hanno paesaggio”.
La mostra fa parte del nuovo programma culturale “Living in The Beyond – Landscapes of Coexistance“, ovvero “Vivere nell’Oltre – Paesaggi di coesistenza”, che si dispiegherà nel corso di due anni in un’innumerevole varietà di eventi eterogenei proponendo riflessioni sulle diverse definizioni di spazio e che vedrà il suo apice a maggio prossimo in occasione della 17esima Biennale di Architettura.
La mostra, dopo la vernice di venerdì, sarà visitabile in forma privata e su prenotazione scrivendo a staff@giudecca-art-district.com
Scritto da Eleonora De Beni