Studi storici affermano che il concetto di autoritratto sia apparso intorno al 700 d.C. sulla base di necessità spirituali e rappresentative, fino ad allora inesplorate.
Calvin Marcus, artista americano classe 1988, si affaccia sulla scena internazionale portando avanti un discorso sull’introspezione, il narcisismo e la natura: ovvero l’autoritratto. In un’epoca come la nostra in cui il senso dell’Io è portato all’estremo, può risultare prezioso il punto di vista di un artista che, come nel caso di Calvin Marcus, indaga le sfaccettature e le nevrosi che questo comporta, per mezzo dei materiali più vari: dalla pittura alla ceramica al sarcasmo.
L’imitazione e il desiderio, la dimensione pubblica e quella privata, sono alcuni dei temi che l’artista andrà ad indagare nella mostra di Peep-Hole, che ancora una volta, come galleria, conferma il suo percorso di ricerca e presenta una novità.
Marcus ha esposto a New York, Los Angeles, Londra e Parigi e in fondo, come dice il critico americano Jerry Saltz sul concetto di riproduzione di noi stessi: «(lo usiamo) per mandare piccoli noi stessi nel mondo. Dare agli altri ciò che siamo, fargli sapere dove ci troviamo e cosa stiamo facendo».
Scritto da Annika Pettini