Che sia dentro un ristorante cinese o in una sala “underground” per concerti, in primavera o in inverno, con formazione a sei o integrata per qualche collaborazione ad hoc (ad esempio con il Jooklo Duo o Maurizio Abate), un live degli Al Doum & The Faryds ha sempre il potere di trasportare in un un universo parallelo, magico e un po’ freak.
Una dimensione spazio temporale da qualche parte a metà fra il Mediterraneo folk-prog anni Settanta degli Aktuala e certo spiritual jazz, tra l’atemporalità della musica cosmica, i suoni di un Medio Oriente multicromatico, ipnotico e speziato, e un naturalismo insulare pieno di good vibe. Musiche da dimensioni temporali e spaziali diverse che esplodono letteralmente nell’ultimo (notevole) album “Freaky People”, in cui gli AD&TF si elevano a vera e propria big band, tra jazz stellare, groove lisergici, utopie e poliritmi (possibilmente africani).
Sul palco sono accompagnati da luci caleidoscopiche che accentuano la dimensione onirica del live e considerando che gli Al Doum & The Faryds sono legati a doppio filo a un’etichetta super do it yourself come Black Sweat Records (agli intenditori basterà sapere che nel suo catalogo ci sono le ristampe di Futuro Antico), quello di stasera sembra davvero il rito propiziatorio espressione di un Amore Cosmico che fa bene all’anima.
Scritto da Chiara Colli