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mar 15.11 2022

Yamamoto Noh Theatre - Osaka, Giappone

Dove

Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo 14, 20135 Milano

Quando

martedì 15 novembre 2022
H 20:00 - 21:30

Quanto

€ 20/13

Contatti

Sito web

Al Teatro Franco Parenti il 15 novembre 2022 ha avuto luogo un evento eccezionale, la compagnia Yamamoto Noh Theater di Osaka ha portato sul palco della Sala Grande il . Non si vede spesso nei cartelloni delle stagioni italiane uno spettacolo del genere, per questo il teatro era gremito di gente, ogni sedia occupata e ogni spettatore emozionato e conscio di partecipare a qualcosa di molto raro.

Nel buio iniziale si sentono suonare i musicisti, un flauto (fue) e un tamburo detto (kotsuzumi) che introducono la danza Okina, presto rappresentata sul palco da Akihiro Yamamoto. “Il vecchio dignitoso”, (secondo la traduzione proposta in sala), è un rituale sacro di purificazione che augura prosperità e pace alla terra. La sensazione che si prova è quella di essere immersi in un mondo arcaico, una dimensione quasi parallela dove il canto di preghiera, che avviene intonando una formula magica intraducibile (“Tōtō Darari…”), accompagna il ritmo del danzatore in un’offerta alla terra. “Questo è il suono dei tesori che cadono dal cielo” recita un verso di Okina e tra il ritmo del tamburo e del coro si immaginano questi tesori che invadono la terra.

Il teatro Nō è privo di scenografia perché lo spettatore deve crearla da sé con la propria immaginazione, è quindi richiesto uno sforzo partecipativo al pubblico che quando assiste a questo rituale non può sottrarsi al percepire questa dimensione del sacro aggiungendo la propria. Sebbene la nostra cultura sia molto lontana e diversa da quella vista e percepita sul palco, c’è un elemento comune che ognuno è libero di inserire in ciò che sta vedendo: il bisogno umano, senza tempo, di rivolgersi e di credere in qualcosa di altro.

La seconda rappresentazione dal titolo Tsuchigumo (Ragno della Terra) coinvolge con uno spirito completamente diverso dalla prima. Il nucleo dello spettacolo è il feroce scontro tra i fedeli samurai del nobile Raikō e il mostro chiamato Tsuchigumo. Sul palco quattro musicisti e il coro introducono la storia del prode Signore che, malato, riceve la visita di un monaco dalle spaventose sembianze di ragno. Raikō, con la spada, ferisce il mostro che scappa lasciando dietro di sé una striscia di sangue, traccia che i guerrieri seguono rincorrendolo sulla montagna.

Nella seconda parte entra in scena un tumulo al cui interno si è rifugiato lo spirito del ragno. Il coro descrive la fatica dei soldati nel rimuovere le pietre dal rifugio liberando il mostro che, finalmente scoperto, fuoriesce dando vita all’attacco finale. Con le sue ragnatele Tsuchigumo cerca di imbrigliare a più riprese i guerrieri, ma finisce con l’attorcigliandosi nelle sue stesse trame. Segue una danza incalzante che inscena la dura lotta tra le due fazioni, infine i samurai tagliano la testa al ragno assicurando la pace nel paese.

La spettacolarità di quanto visto non sta tanto nella trama ma nella sua rappresentazione, ogni gesto è curato e attento, i movimenti che i performer compiono sembrano impersonali, nulla ricorda gli attori del teatro europeo che siamo abituati a vedere. Non si cerca la verosimiglianza nel Nō ma l’essenza del gesto stesso, non è facile comprendere appieno, almeno per il pubblico italiano, una cultura così diversa con la sua complessità di riferimenti a noi inaccessibili, ma c’è qualcosa in questo Teatro che va oltre la conoscenza e arriva direttamente alla parte più profonda dell’essere umano, quella dove non servono spiegazioni. Nella danza/lotta dei samurai con il ragno, quando quest’ultimo lancia le sue ragnatele, fili di carta sottile che si librano parabolicamente in aria, contro le spade scintillanti dei guerrieri, ci si ritrova coinvolti in una lotta dove il bene e il male non hanno un confine definito, si tifano i guerrieri, ma allo stesso tempo quando il ragno muore una tristezza palpabile invade il palcoscenico. La musica, il coro, e la recitazione intonata, creano non solo il ritmo ma anche un effetto straniante donando alla rappresentazione più livelli di possibile comprensione.

Concluso lo spettacolo non resta che applaudire contenti e grati di aver potuto assistere a un evento tanto significativo. Il Nō è un Teatro che storicamente si fa carico di cambiare con il modificarsi della società, seguendola e quindi alla fine contemporaneizzando il senso del rituale, portando in scena una rappresentazione tanto antica quanto, probabilmente, la più attuale e performativa che si sia mai potuta vedere.

Scritto da Francesca Rigato