Eravamo abituati a pensare a Nicolás Jaar tra sintetizzatori, tastiere e computer, eppure, a quanto pare, c’è molto altro. Classe 1990, nato a New York e cresciuto in Cile, Jaar non è, quindi, solo uno tra i più importanti produttori di musica elettronica dell’ultimo decennio, ma un autore in grado di creare altri mondi, oltre la musica. È uscito, infatti, da poco per Timeo (qui la nostra intervista a Corrado Melluso che guida la casa editrice) il suo primo libro dal titolo Isole, racconti di fantasia immaginifici, ancorati ai drammatici fatti reali e che riguardano anche il genocidio in corso in Palestina (terra dalla quale discende suo padre), narrati con una lingua ibrida e decisamente musicale.
Jaar sarà lunedì 18 marzo alle h 18.30 a Roma, ospite dello Spazio Supernova, con la collaborazione della Libreria Trastevere – per presentare il suo esordio letterario. Insieme a lui, Francesco Pacifico.
Come si legge nell’ultima di copertina: “Le isole narrate da Nicolas Jaar sono i sogni che emergono dalle sue profondità sepolte, raccontate con una lingua musicale e al contempo profondamente visiva. Immagini cristallizzate nel tempo impossibile delle favole, delle rivelazioni, delle allucinazioni, del mito; mondi in cui nulla è mai ciò che sembra e tutto si dipana in una trama sotterranea che risuona di significato come in un sogno che ci si sforza di ricordare: i pozzi mormorano nella lingua di Dio, l’estasi si annida tra le assi di un pavimento di legno, la pelle diventa la carta a cui affidare i propri messaggi e dagli amplificatori – la più preziosa arma contro le atrocità degli oppressori – risuonano spari simulati e canti di resistenza.
Immagini cristallizzate nel tempo impossibile delle favole, delle rivelazioni, delle allucinazioni, del mito; mondi in cui nulla è mai ciò che sembra e tutto si dipana in una trama sotterranea che risuona di significato come in un sogno che ci si sforza di ricordare: i pozzi mormorano nella lingua di Dio, l’estasi si annida tra le assi di un pavimento di legno, la pelle diventa la carta a cui affidare i propri messaggi e dagli amplificatori – la più preziosa arma contro le atrocità degli oppressori – risuonano spari simulati e canti di resistenza”.
Scritto da La Redazione