1984, Mary Elizabeth “Tipper” Gore, moglie del futuro vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, ascolta per la prima volta Darling Nikki, una traccia all’interno dell’album di Prince “Purple Rain” appena acquistato dalla figlia dodicenne.
«Conoscevo una ragazza di nome Nikki – potremmo definirla una ninfomane – la incontrai nell’androne di un albergo – mentre si masturbava su di una rivista»
Turbata dai testi di quella e altre canzoni (raccolte in una playlist chiamata Filthy Fifteen), Tipper si attiva subito per indurre i discografici a informare gli ascoltatori riguardo i contenuti degli album. Fonda così il “Parents Music Resource Center” e riesce, senza troppi ostacoli, a portare il problema in Senato con un’audizione passata alla storia a cui parteciparono John Denver, Frank Zappa e uno sbalorditivo Dee Snider dei Twisted Sisters. Alla fine dell’audizione la RIAA accetta di usare un avviso generico da applicare sulle copertine dei dischi considerati inappropriati ai minori, ossia il classico Parental Advisory o “Tipper Sticker”, entrato ormai nella cultura popolare come trademark di contenuti violenti, sessuali e blasfemi.
Nello stesso periodo a Eureka, California, un gruppo di genietti liceali in fissa col death metal, D&D e la musica ska inizia a fare musica e scrivere testi. C’è dentro di tutto: blasfemia, amputazioni, guerra ai poser, guerra alla guerra, insomma il Tipper Sticker lo cercano, lo vogliono, se lo meritano e glielo appiccicano dopo qualche anno nella cover del primo disco: “Mr. Bungle”.
[35 anni dopo]
Lo sticker è stato sostituito da una mini E su Spotify, i Mr. Bungle tornano con un nuovo disco registrato in studio, ma in realtà le tracce non sono nuove, sono quelle della demo del 1985, cioè di quando avevano 16 anni. Di Tipper Gore non si sa nulla.
Scritto da Matteo Pennesi