Centonovantadue tra flip flop, ciabatte e sandali in gomma, babouche marocchine ornate di fronzoli colorati e vivaci, si animano seguendo una coreografia dove l’aspetto musicale crea un circuito ritmato. Meriem Bennani ha minuziosamente sincronizzato movimenti e musiche che agiscono nelle varie isole che creano l’installazione all’interno del Podium di Fondazione Prada. Un’operazione complessa elaborata insieme a un team di ingegneri e al produttore musicale Reda Senhaji (Cheb Runner) che ha composto le musiche. Fondazione Prada ha prodotto questa articolata macchina vibrante, danzante e suonante che – per rimanere in ambito milanese – richiama le installazioni di Tinguely ora all’Hangar Bicocca, con una poesia e armonia di suoni e ingranaggi chiaramente in antitesi.
Al piano superiore del Podium, la grande sala è adibita al cinema. Un contesto creato appositamente per raccogliere il pubblico e mostrare For Aicha, il nuovo film d’animazione che l’artista ha co-diretto con Orian Barki, realizzato in due anni di lavoro di squadra e idealmente ambientato tra New York, Rabat e Casablanca. Autobiografia, ideali, contemporaneità estetica, lavoro, pensiero politico, atmosfere diversissime, sono elementi che, mescolati tra loro, rappresentano un continuum di quel percorso che l’artista ha solidamente costruito negli anni. E poi i richiami colti e l’atmosfera del ritmo del duende citato da Garcia Lorca, della deqqa e della marrakchia; i tecnicismi rigorosi di un cineasta come Eisenstein, le animazioni 3D, perfette e inclusive, dove degli sciacalli rappresentano i famigliari, gli amici e collaboratori di Bouchra, la regista (alter ego di Bennani). E anche tutti noi. I dialoghi tra Aisha, la madre a cui è dedicato il film, e la figlia, sono diretti e politici, sono imbarazzati e affettuosi, sono quelli che tante figlie vorrebbero affrontare con la propria mamma.
L’equilibrio accordato dalla commistione tra le animazioni contemporanee del film, gli elementi meccanici dell’installazione sonora, i sentimenti quotidiani o affettivi legati alla cultura e alla famiglia di Bennani, creano un nuovo circuito emotivo, solido e complesso per le molteplici narrazioni.
Sole Crashing elabora dei ritmi che attraggono il corpo e la testa dello spettatore in un percorso equilibrato e, a tratti, viscerale. Qui a Fondazione Prada emergono diversi aspetti dell’opera di Meriem, con una risultanza senz’altro coreografica e importante, ma con quell’ironia in sottofondo che mai è mancata all’interno dei lavori narrativi dell’artista o nelle installazioni, dove ogni elemento scultoreo, prop, dettaglio, colore, nasce direttamente dal video da cui prende vita. L’immaginario critico dell’artista è originale, spesso magico, fa sorridere per l’affettuosa ironia con cui rielabora e presenta i suoi personaggi. Siano essi parte di un salotto di famiglia, un rapper trasposto in un’altra dimensione temporale e geografica, una danzatrice che, muovendosi, emana luci e colori in animazione, un presentatore televisivo che starnutisce sullo schermo, o un gruppo di sciacalli che danza scambiandosi culture e aderendo a linguaggi da condividere come in For Aicha. Anche gli ambienti sensoriali alla maniera di Hito Steyerl le sono congeniali. Li costruisce di persona, come ha dimostrato, passo dopo passo, nelle varie istituzioni e luoghi che l’hanno invitata e accolta per sviluppare il suo lavoro. In For My Best Family Meriem fa bene il punto sul suo percorso attraverso due immaginari: quello installativo e quello video, raffinati e bilanciati tra loro. La personale a Milano è un segnale adulto che rimarca il lavoro deciso, ironico, ma profondamente serio di Bennani.
Scritto da Rossella Farinotti