L’estate è ormai arrivata e l’idea di rifugiarsi al fresco dei pini di Villa Osio è sicuramente invitante. Meglio ancora se questa breve permanenza alla Casa del Jazz ci permette di imbarcarci per un viaggio inusuale. Sono passati ormai quindici anni da quando Paolo Angeli, Antonello Salis, Gavino Murgia e Hamid Drake incisero un disco a loro nome, dal titolo “Giornale di Bordo”, un progetto presentato all’epoca al pubblico romano di Villa Celimontana e poi riproposto in tempi recenti su questo stesso palco.

Tre musicisti sardi che incrociano i loro strumenti, una chitarra sarda preparata, una fisarmonica, un sax, con le percussioni di uno dei più grandi batteristi afroamericani. Ma Paolo Angeli e Antonello Salis nel 2002 registrarono anche un disco in duo, quel “Ma’ri” che sarebbe rimasto l’unica testimonianza del loro incontro. Da allora li abbiamo visti infine volte, negli ultimi mesi Paolo Angeli in solo nell’ambito di “DiploJazz”, serata che raccontava il sostegno del Ministero degli Affari Esteri alla diffusione del jazz italiano nel mondo, Antonello Salis in un inedito trio in cui affiancava Marco Colonna e Fabrizio Spera, ma questo ritorno al duo, un duo che mescola al meglio tradizione ed inventiva, non può che farci sognare.

Ma la serata non finisce qui e segna anche il ritorno della Lydian Sound Orchestra in una nuova versione che vede accanto allo storico direttore Riccardo Brazzale undici giovani musicisti a formare un ensemble che prende il nome di Lydian New Call. È una produzione della Fondazione Musica per Roma, qui alla sua prima nazionale dopo l’anteprima al festival Vicenza Jazz, con un programma che spazia da Béla Bartók a Steve Reich, passando per Ornette Coleman e Thelonious Monk.