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mer 19.04 2017 – dom 23.04 2017

Tempo di libri #1

Dove

Fiera Milano Rho
Strada Statale del Sempione 28, 20017 Rho

Quando

mercoledì 19 aprile 2017 – domenica 23 aprile 2017

Quanto

10 euro biglietto base

Dopo mesi di dibattiti, tensioni, colpi bassi e negoziazioni, ci siamo: apre a Milano Tempo di libri, cioè il Salone del Libro di Torino che gli editori (o meglio l’Aie, l’Associazione Italiana Editori) hanno deciso di trasportare in terra lombarda. Assorbito lo shock dell’oltraggio, però, i torinesi non si sono arresi, e hanno deciso non solo di andare avanti con il Salone (dal 18 al 22 maggio l’edizione 2017), ma di rilanciare, nominando direttore il supercool scrittore Nicola Lagioia, vincitore di premio Strega con il suo romanzo La ferocia, e affidandogli un budget extrageneroso.
E quindi a distanza di meno di un mese e di pochissimi chilometri si fronteggiano le due fiere, la vela di Fuksas contro la rampa elicoidale del Lingotto, lo scrittore Lagioia prestato all’editoria contro la potente editor Chiara Valerio diventata anche lei scrittrice.
Proprio la Valerio getta acqua sul fuoco, negando ogni rivalità, ma che dovrebbe dire nella sua posizione? «Sono il lupo cattivo», posando con l’ascia in mano come Jack di Shining? Sta di fatto che per mesi gli editori, gli scrittori e tutti i professionisti del campo sono andati avanti a capire se era meglio schierarsi dall’una, dall’altra parte o attestarsi sulla posizione Ponzio Pilato, sempre la preferita dagli intellettuali negli ultimi tempi. D’altra parte, con quel poco che c’è da mangiare, meglio non inimicarsi nessuno, e possibilmente tenere i piedi non in due, ma in 10, 100, 1000 staffe.
Quindi quest’anno si cercherà di presenziare ad entrambi e fare il confronto silenzioso – perché difficilmente emergerà dai giornali nazionali, anche se tutti sanno benissimo che nell’epoca delle competizioni tra città due fiere del libro primaverili hanno un tasso di cooperazione simile a quello di Caino e Abele.

Comunque per ora occupiamoci di Tempo di libri, che si è presa il vantaggio (o il rischio?) di cominciare per prima, nella città ormai consacrata agli eventi, Milano.
Per contrastare l’analfabetismo di andata e quello di ritorno, il programma è costruito sulle lettere dell’alfabeto: A come avventura, B come bacio, H come Hobbit, K come Kindergarten, ma non mancano D come dissidenti, R come rivoluzione e S come sangue, wow. Per non farsi mancare niente, c’è anche Z come Zaha Hadid, così. Una suddivisione che lo rende inconsultabile, per lo meno online, dove per arrivare a ogni singolo evento bisogna cliccare avanti e dietro non so quante volte.
Tra i circa 2000 autori partecipanti tre casi hanno suscitato recentissime polemiche: Walter Siti, protagonista di ben 4 incontri tra il 22 e il 23 in Fiera, che ha scatenato l’inferno da pochi giorni con il suo ultimo romanzo Bruciare tutto, attaccato da Michela Marzano a causa del soggetto pedofilo raccontato dal punto di vista del prete. Un altro libro considerato scomodo è quello del grandissimo Javier Cercas, Il sovrano delle ombre (appena tradotto da Guanda), che affronta il franchismo dalla parte di chi ha avuto torto, lo zio Mena (reale) morto poco più che adolescente combattendo per la parte sbagliata. Il 19 aprile alle 16.30 dialoga con Bruno Arpaia e Marco Belpoliti nella sala Gotham in Fiera. Se volete capire invece chi è Teresa Ciabatti, amatissima tra gli intellettuali e autrice del libro La più amata uscito per Mondadori e candidato allo Strega, avete la scelta tra un incontro di Tuttolibri il 20 alle 14.30, uno dei romanzieri de La Lettura il 21 alle 17.30, e un confronto con Gaia de Beaumont il 22 alle 17.30, sempre in fiera.
La più amata è stata oggetto di una stroncatura di Gilda Policastro sull’autorevole sito www.leparoleelecose.it, intitolato La più amata dagli italiani. Eutanasia della critica. Del libro si dice che si tratta di un libro non scritto, nel senso di senza stile, ma la sostanza dell’articolo è un’analisi del sistema di consensi che alimenta quello che resta dell’industria editoriale. «Una volta Arbasino disse che giudicare i libri a seconda del gradimento popolare sarebbe stato come valutare McDonald’s il miglior ristorante al mondo, perché il più frequentato. Oggi il paragone non reggerebbe non solo perché i ristoranti sono pieni e le librerie disertate, ma anche perché i programmi di cucina sono più seri delle pagine culturali dei quotidiani, dove i consigli di lettura (o di acquisto, che non c’è distinzione) si affidano a stellette e pallini tipo guida Michelin, ma quasi mai attribuendoli all’oggetto in sé e più spesso alla “migliore persona dello schermo”, come avrebbe detto il poeta: alla funzione, al ruolo, all’idea di personaggio connessa al libro-prodotto, difficilmente inquadrato in un contesto diverso da quello del “successo”, che ormai non si nega veramente a nessuno e si misura in follower e visualizzazioni un tot al giorno, a seconda degli orari. Caduto ogni pudore o reticenza, il sodale magnifica il collega, l’amico il compagno di merende, accade finanche che lo scrittore candidi se stesso a un premio (il prototipo, Scurati allo Strega del 2009). In generale è prassi affrettarsi ad acclamare il proprio simile, aspettandosi che il favore venga prima o dopo ricambiato (qualcuno lo definì “69 critico”)».
Certo, anche Leopardi si lamentava del profluvio di libri inutili che circolavano al tempo, e naturalmente i classici che leggiamo oggi sono solo un distillato della massa di porcate prodotte in ogni secolo, però i fulmini della Policastro battono implacabili su una situazione che appartiene solo all’oggi, al declino di un sistema che per pochi decenni ha consentito agli intellettuali di vivere grazie alla parte migliore del proprio pensiero e del proprio sapere, e di diffonderli, di scambiarli a tutti i livelli, non solo nei libri e nelle accademie, ma anche sui giornali e persino in televisione. Era un sistema molto meno elitario dell’universo apparentemente destrutturato che domina adesso, fondato sulla pura capacità relazionale, sul lavoro non pagato e sull’acquisizione di (patetici) privilegi. Chiunque si soffermi a descrivere questa verità evidente viene tacciato al tempo stesso di rosicare e di dire ovvietà, come successe anche ad Andrea Cortellessa quando diffuse il suo documentario sulle concentrazioni del sistema editoriale, Senza scrittori. E così il mercato dei libri si dichiara euforico, in ripresa – soprattutto se paragonato a quello dei media – ma produce libri sempre più inutili. E non parlo solo dei grandi successi commerciali, alla Fabio Volo, no. I successi commerciali dovrebbero appunto servire a finanziare opere di qualità meno in grado di sostenersi. Quello che è incredibile è la quantità di libri inutili e pure invendibili, cioè le marchette a vuoto, le scelte sbagliate del marketing, i prodotti dello scambio becero. La loro unica funzione è quella di consentire a un numero ristrettissimo di persone di cumulare titoli e cariche.
Ecco, non avendo ancora avuto per le mani il libro di Teresa Ciabatti non posso dire se la critica sia appropriata nel suo caso, ma di sicuro è lo specchio di Tempo di libri.
Nel palinsesto compaiono sì molti veri scrittori italiani e stranieri oltre a quelli citati – Vasta, Pincio, Pecoraro, Grossman, Yehoshua, tanto per fare qualche nome – ma accoppiati ad altri nomi improbabili, annegati in un mare di trafficoni e curatori ed eventi collaterali enogastronomici, visite guidate, spettacoli dubbi, passeggiate urbane, tristi feste nelle solite location segrete. In che modo questa muscolare dimostrazione di attivismo, perlopiù esercitato in modo gratuito, dovrebbe essere “dalla parte dei lettori”, come recitano gli slogan? Era proprio necessario trasformare la Fiera, il cui scopo è quello di vendere agli editori stranieri, nell’ennesimo festival-fotocopia del Fuorisalone? Mentre i fan dell’urban marketing si affanneranno a misurare lo pseudo-indotto degli affitti di stanze al nero, dei selfie con gli scrittori postati su Instagram e dei cocktail al Bar Basso, chi farà il conto delle pagine non lette e di quelle non scritte, sacrificate alla preparazione e alla consumazione di questo evento?

Scritto da Lucia Tozzi