La storia “emersa” dei 10000 Russos ha inizio come per molte band indipendenti e stracult degli anni 80/90 (e sempre meno per quelle di oggi, almeno in ambito alternativo ma non così underground). I tre portoghesi finiscono di sparare feedback in orbita durante il loro set al Reverence Festival, scendono dal palco e proprio lì vengono fermati dal boss di una delle loro label del cuore: stretta di mano e affare fatto. Correva l’anno 2014 e la label in questione era Fuzz Club, ampiamente nota ai devoti di quel dio drone che sa manifestarsi anche attraverso apparizioni psichedeliche e rievocazioni post punk. Porto sicuro per gruppi come The Cult of Dom Keller, Singapore Sling e The Underground Youth, Fuzz Club è la dimora perfetta per i 10000 Russos e la loro pozione magica a base di distorsione, ripetizione e paranoia, sorta di trinità perfetta composta da shoegaze, krautrock e new wave. Dal vivo – e la storia del “contratto” con l’etichetta inglese lo conferma – il trio è una versione, se possibile, più oscura ma altrettanto detonante dei Loop, con tutta la devianza newyorchese sull’asse Velvet Underground e Suicide a farne da corollario. Ciao estate, benvenuto autunno.
Scritto da Mary Anne