Se a Roma c’è un quartiere simbolo della resistenza di un certo tipo di suoni non per forza allineati – nonostante un buon numero di saracinesche forzatamente abbassate nel corso degli anni – quello è il Pigneto. Con tutti i suoi angoli vagamente suburbani, la sua gentrificazione, la sua nostalgia per spazi che hanno fatto la storia della musica a Roma (dal Circolo degli Artisti al DalVerme, passando per l’Init), il quadrante tra Casilina e Prenestina è tutt’oggi un’oasi di salvezza per chi vuole ascoltare concerti dal noise all’elettronica di ricerca, dal punk ai cantautori, per chi vuole farsi un giro in negozi di dischi che ci invidiano anche a Londra o bere una birra di qualità con un sottofondo mai scontato o casuale. Il Pigneto è la culla della beneamata e ancora vivissima “scena di Roma Est”, che negli anni ha saputo crearsi un’identità forte e visionaria come poche altre in città; il Pigneto è dove sono nati quei circoli Arci – oggi Fanfulla 5/a e 30Formiche su tutti – che hanno dato a Roma una colonna sonora internazionale e nazionale facendo ricerca e tirando fino a tardi, un’ancora di salvezza dalla visione aperta, insieme al più giovane Klang (e al più distante Monk); il Pigneto è dove puoi trovare “il” negozio di dischi della Capitale, Radiation Records, che poco ha da invidiare ai suoi corrispettivi europei; il Pigneto è quel quartiere dove può nascere un crocevia di interessi e persone come Blutopia (negozio di dischi che fa anche live), uno spazio fuori dagli schemi come la Pescheria o una birreria di qualità devota al punk come l’Alvarado Street. Signore e signori, benvenuti nel quartiere della “musica off” a Roma.