Se è vero, come cantava Lucio Dalla, che “nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”, perdersi a Santo Stefano – che nel nostro caso equivale all’ex quartiere Galvani – è praticamente impossibile. Questo perché l’impianto urbanistico storico della città che prevedeva il proprio sviluppo attorno ad alcuni centri di interesse comunitario qui è visibile in tutta la sua bellezza e funzionalità. Il centro, infatti, non è solo quello di Piazza Maggiore, ma riguarda tutte le piazze e strade attorno alle quali si diramano diversi conglomerati di vie che fanno del quartiere un “paese di piccolissimi paesi”.
Nonostante gli effetti infausti delle invasioni turistiche, in Santo Stefano c’è ancora una città che vive di vita propria, forse molto diversa dal resto di Bologna perché molto più “bolognese”, ma non per questo meno varia.
È vero, è un quartiere ricco, ma se la parte più facoltosa si concentra sulle sue assi principale (via Santo Stefano, Castiglione, Strada Maggiore, D’Azeglio) all’interno è possibile trovare quella coesistenza tra classi sociali che ne stempera l’elitarismo.
Rimane pur sempre il salotto buono della città. Ma il salotto è aperto a tutti e accomodarsi nelle sue piazze, chiese, chiostri, musei, teatri, cinema e giardini è un piacere di cui non bisognerebbe mai privarsi.