Se pensate che i negozi di dischi siano luoghi anacronistici per nostalgici incalliti, sorta di musei pieni zeppi solo di vinili costosissimi in edizioni limitate, gente burbera dietro al bancone e centimetri di polvere sugli scaffali, beh, evidentemente non siete mai stati da Radiation Records. Ovvero il fiore all’occhiello dei negozi di dischi indipendenti romani, quello che tutta l’Italia ci invidia e che regge agevolmente il confronto anche con i blasonati negozi di Londra, Berlino, ecc. Il merito è del suo boss, Marco Sannino – cuore punk e sguardo costantemente rivolto al futuro – e del dream team composto dai migliori pusher di musica della città. Il segreto sta nella dimensione accogliente e super fidata “vecchia scuola”, bilanciata da un dinamismo e un’aderenza alla contemporaneità che si riflette tanto nella selezione di vinili e CD – ampia, curatissima, con prezzi competitivi di nuovo e usato – sia nelle cure che il team riserva sempre alla sua clientela. Da Radiation ci trovate il vinile garage punk introvabile e la ristampa di library music, le nuove uscite indie in grandissima quantità, i suoni più di ricerca e tutto quello che ci sta in mezzo (inclusi ovviamente libri, riviste, dvd, magliette). Un luogo ideale eppure tangibilissimo che è la dimostrazione di come, nel 2018, un negozio di dischi con una forte identità, e un gran lavoro dietro a vari livelli, possa non solo sopravvivere ma anche scoppiare di salute. E infatti, dopo l’apertura del “fratellino minore” a Monti a fine 2016, da poco Marco & co. si sono spostati dal mitico spazio su Circonvallazione Casilina in questa nuova location poche centinaia di metri distante, sempre al Pigneto. Un locale grande e luminoso, dominato dal “giallo Radiation”, ancora più zeppo di dischi e che mette voglia di passarci pomeriggi interi dentro (magari ascoltando anche qualche concerto, la zona rialzata sul fondo fa pensare giusto a un palco…). Un posto che, a maggior ragione, si conferma come uno dei pilastri della resistenza capitolina della cultura alternativa.
Quando lo intervistavamo, qualche tempo fa, Marco riassumeva così la principale linea guida avuta fin dall’inizio: «Per quanto era in mio potere, volevo sfatare il mito per cui all’estero i negozi di dischi fossero invidiabili per definizione. Volevo che i miei clienti tornassero da Berlino e da Parigi e mi dicessero che i dischi d’ora in poi li avrebbero comprati al Pigneto, perché la nostra selezione era altrettanto intrigante e i prezzi erano del tutto paragonabili. Ho lavorato su due parametri base: l’offerta e i prezzi dell’usato. Non ho mai aspettato che mi telefonassero e mi vendessero la collezione di dischi del secolo per due spicci, ma sono andato in giro in mezzo mondo cercando dischi ovunque e comunque, approfittando dei tour del mio gruppo, delle fiere all’estero e intrattenendo rapporti con colleghi stranieri da cui acquistare in grosse quantità. E poi ho provato a mantenere una politica di prezzi più onesta possibile, competitiva col mercato online allora in vertiginosa ascesa, e che mi premiasse sui lunghi tempi. E ricordo con estrema soddisfazione il giorno in cui un mio carissimo amico, arcinoto Dj romano e collezionista di dischi, mi disse esattamente quello che avevo desiderato per anni: ‘Marco, sono stato a Londra di recente e… Sai una cosa? Il tuo negozio è più bello di tutti quelli che ho visto’. Non pensavo che sarebbe mai successo esattamente come lo immaginavo, fu una soddisfazione enorme!».