Alert: questo locale può nuocere alla salute (se siete celiaci). Per chi, invece, è un pastasciuttaro alla Alberto Sordi, un cultore del glutine, un pastafariano verace (e vorace), allora Plin fa al caso suo.

Localino piccino e senza pretese, gestito da un sorridente Nicholas Caputo, pronto a offrire sui suoi menù – che cambiano a seconda delle stagioni e delle disponibilità delle selezionatissime materie prime – libidinose paste fresche. Tagliatelle, tortellini, cappelletti, cappellacci, paste, pastine, mantecate, risottate, imburrate, saltate, sbollentate, insomma qui la pasta raggiunge una dimensione erotica ad alti livelli, pura sodomizzazione delle papille gustative.

Da Plin muovere un raviolo è un’esperienza ASMR totalizzante. Per chi non fa la scarpetta c’è direttamente la prigione. 

Altro che umami: Plin è un coito non interruptus, la frontiera definitiva del food porn per chi ama la pasta in modo serio e patologico.

Amanti della cremina e del sughetto, qui la faccenda è seria. Tenetevi forte, perché se avete nostalgia della carbonara di nonna o del tortellino emiliano chiuso a mano come si deve, da qui non uscite più. Plin è un posto dove la sincerità degli ingredienti e il rispetto della tradizione sono valori assoluti, e muovere un raviolo diventa un’esperienza ASMR totalizzante. Per chi non fa la scarpetta c’è direttamente la prigione.