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Scuola Piccole Zattere

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Scuola Piccole Zattere Fondamenta Zattere al Ponte Longo,
Venezia

La Scuola Piccole Zattere è un luogo bello e controverso. Aperta ufficialmente nel novembre 2024 da Victoria Mikhelson, l’istituzione si porta dentro una storia di dibattiti, proteste, ripartenze, una storia che si fa e si discute, si protesta e si blocca e riparte. Prova a riscriversi di continuo. Quello che rappresenta la Scuola Piccole Zattere è ambiguo, ma quello che si vive è un luogo curato nel dettaglio, piani e piani di un centro culturale che si attiva in forme e sfumature diverse, in un dialogo aperto con la città. Ogni spazio è concepito per l’interazione tra le arti e le persone, in modo praticamente impeccabile (un filo di ansia da prestazione ma gestibile). Tutto è affrontato con giocosa serietà: l’ingresso sono moduli con cui interagire, il bar ristorante un luogo gioviale e raffinato (un po’ milanese, sarà il tocco dei Fosbury Architecture o la grafica di Giga Studio), mentre a ogni piano che si sale si affonda nel programma di mostre e, soprattutto, si arriva all’arena dedicata alle performance, al lavoro collettivo, all’educazione. Nel nome d’altro canto, porta il nome di Scuola piccola. La curatrice è Irene Calderoni che, accettando l’incarico, ha sicuramente spaccato l’opinione pubblica di un luogo che sta provando a offrire molto ma che non ha ancora la fiducia del settore. La Scuola Piccole Zattere in questo momento incarna tutti i contrasti, la confusione, le fragilità e le ferite, che portiamo nel petto e il suo aspetto impeccabile e l’offerta che propone, sincera, accurata e sperimentale, mette in crisi animi e cuori tra il bisogno di esprimersi creativamente e quello di farlo politicamente. Due fami che si ringhiano addosso.