“Sembra di stare a casa” è un’espressione spesso abusata sia dai clienti che dai ristoratori – per non parlare dei critici. Anche perché se – nella mia città – volessi sentirmi a casa, mi basterebbe rimanerci. Eppure nel caso di Lile in Cucina val la pena fare un’eccezione: perché al di là dell’accoglienza festosa, dell’ambiente intimo e dell’acustica perfetta per conversare in pace, quando ti chiedono come hai mangiato oggi visto che il cuoco “si è rotto il braccio in bicicletta” realizzi di far parte di una famiglia (della serie, quando il papà diceva: “oggi pizza da asporto perché la mamma è ammalata”). Il ristorante si conferma come uno degli indirizzi sicuri dove passare una serata gradevole e mangiare bene all’italiana, grazie a ricette semplici ma non scontate – zuppa di piselli e fiori di zucca, agnello ai carciofi con panatura alle erbe profumate – e alla scelta delle materie prime stagionali e dei produttori – piccole aziende locali e/o presidi Slow Food. A stasera: citofonare Lile.