Vorrei evitare di scadere nel banale ricordandovi quanto sia difficile destreggiarsi a Milano nell’universo della cucina giapponese, ormai circondati da più all you can eat che panettieri. Continuo però a considerarla missione doverosa, perché il pericolo è sempre dietro l’angolo e l’insidia di trovare il surimi dentro il california roll è scontata come Albano a Sanremo. Izu non nasce ieri ma nel lontano 1993 e il suo sviluppo va di pari passo con la storia della famiglia che lo gestisce da sempre. Prima piccola gastronomia di prodotti e materie prime nipponiche, cresce sempre di più fino a diventare il moderno ed elegante ristorante che troviamo in Corso Lodi.
Il menu parla chiaro sulla ricerca gastronomica che viene condotta, muovendosi con sicurezza e senza forzature tra i classici della cucina giapponese e alcune incursioni occidentali: non stupitevi di trovare nigiri con olive taggiasche, temaki allo zafferano, pistacchi di Bronte, capperi di pantelleria e foie gras. Si parte dalla materia prima, con il pesce che arriva fresco tutti i giorni e che nei crudi trova la massima estasi gustativa. Tartare, cruditès, fuori carta a base di gamberi rossi di Mazara del Vallo, aragoste, scampi, astici, ricci di mare, ostriche, fasolari giapponesi e ovviamente sushi e sashimi.
Un percorso gastronomico che si arricchisce di stagione in stagione con nuovi piatti e accostamenti che ti fanno rimpiangere tutti i soldi spesi a caso nel “giappo” sotto casa. Qui da Izu sembrano saperla lunga su come si fa ristorazione, e il suo proprietario Jin – mi dicono abbia un cameo in “Benvenuti al Nord” grazie al suo forte accento milanese – tira fuori l’asso nella manica. Unisce alla cucina di grande qualità una proposta mixology che non deve invidiare nulla ai migliori cocktail bar di Milano.
Da dietro il bancone del bar il barman ci suggerisce a ogni piatto un giusto abbinamento. La carta cocktail prevede i grandi classici della miscelazione insieme ad una proposta drink rivisitata in chiava nipponica, con l’utilizzo di ingredienti che ritroverete anche nelle ricette. Cucina e buon bere che vanno di pari passo da Izu, intersecandosi per un’esperienza che è il surplus di questo locale.
Il barman la sa lunga, capisce subito che siamo dei bevitori provetti e ci propone una degustazione che accompagna e amplifica ogni piatto: dall’Izu Mojito con sakè e profumato alla vaniglia al Black Sweetness con vodka infusa la rosmarino, tequila, liquore al cioccolato e tre diversi bitter, passando per un freschissimo Sour con vodka e sakè.
I nostri piatti non sono da meno, provate senza dubbio gli Ebi Fry, gamberoni rossi avvolti in pasta kataifi e pistacchi di Bronte, i Gunkan Gio Quaglia con salmone esterno, uova di quaglia, cipollina, ikura, salsa agli agrumi e soprattutto il Mojito Fumè, tagliolini di riso (tutta la pasta è fatta in casa) gamberi, lemon grass affumicato e menta.
Ci spiega che infonde il lemon grass nel rum con il quale poi sfumano la pasta: chiederei il bis ma non avrei poi altro spazio per il dolce. I mochi – tipici dolci rotondi di riso glutinato e ripieni di gelato o marmellata – sono da divorare prima con gli occhi e poi con il palato e anche qui ci propone due drink in abbinamento alquanto curiosi: provate il Waiting Sunset con marmellata di arance, bitter Campari, vodka e olio al sesamo tostao, oppure la Sacher Tort con marmellata di albicocche, brandy, liquore al cioccolato e succo di guanabana.
Mi alzo da tavola leggera, soddisfatta, e soprattutto non sono ubriaca perché hanno prontamente abbassato la gradazione ad ogni cocktail permettendomi di tornare a casa con le mie gambe.
Martina Di Iorio